Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXIX. A quarantaquattro anni
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CLXIX. A quarantaquattro anni
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CLXIX.1
A quarantaquattro anni.
Del mio decimo lustro, ecco, già s’erge
L’antipenultim’anno, e a caldo passo
Spinge la ruota2 mia piú sempre al basso,
4 Dove il fral nostro in alto3 oblío s’immerge.
Ma la parte dell’uom, che viva emerge
Dal sepolcrale grave invido sasso,4
Ridendo aspetta, anzi desía, del lasso
8 Corpo il dormire, il cui dormir lei terge.5
Dolce lusinga, in un sublime e insana,
Che il cor ci nutri e in ampj sogni acqueti,
11 Sei tu verace un Ente, o un’aura vana?6
Certezza averne, or ci faria men lieti.
Me dunque inganna, o del mio oprar Sovrana,
14 Tu che il morir secondo7 altera vieti.
Note
- ↑ Questo sonetto fu composto il 27 decembre, in Boboli.
- ↑ 3. La ruota, della mia vita.
- ↑ 4. Il fral nostro, il nostro corpo; alto, profondo.
- ↑ 5-6. Ciò che rimane di noi, dopo la morte, in virtú delle opere nostre. Invido, perché tutto vorrebbe rapire.
- ↑ 8. Il cui dormir lei terge: la morte del corpo purifica l’anima.
- ↑ 11. Meglio l’illusione, che la certezza di non sopravvivere alla morte del nostro corpo.
- ↑ 14. Il morir secondo è, per quanto adoperata in altro senso, espressione dantesca (Inf., I, 116 e seg.):
Vedrai gli antichi spiriti dolenti
Che la seconda morte ciascun grida.