Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXIV. Piccoli e grandi dolori

CLXIV. Piccoli e grandi dolori

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CLXIV. Piccoli e grandi dolori
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CLXIV.1

Piccoli e grandi dolori.

Curae leves loquuntur, ingentes stupent.

Sen., Hippol., v. 607.

Queruli2 (è vero) i medïocri affanni;
Muti i massimi, sempre. Arguto detto,
Vincitor dei trascorsi e futuri anni,
4 Concepito in robusto alto intelletto.3
Beato oh quei, che può narrar suoi danni!
Quei, che sfogando un doloroso affetto,
Trova chi ’l pianto suo col pianto inganni:
8 Che il lagrimare in due, quasi è diletto.4
Ma, se mai di se stesso all’uom vien tolto,
O nell’amata, o nell’amico, il meglio;
11 Quello è il dolor, che tace in cor sepolto.5
Donna, dell’alma mia continuo speglio,6
Purch’io viva i tuoi dí, con fermo volto
14 Far mi veggio e mendíco ed egro e veglio.7


Note

  1. Nel ms.: «15 decembre. In Boboli. Guarito appena dalla podagra vagante».
  2. 1. Queruli, lamentosi.
  3. 4. Tale giudicò sempre l’A. Lucio Anneo Seneca, e già sino dal 1776 «alcuni sublimi tratti di esso lo avevano rapito» (Aut., IV, 2°).
  4. 7-8. Dicevano i Latini: Solamen miseris socios habuisse malorum.
  5. 11. Che tace in cor sepolto, che non si effonde in lamenti.
  6. 12. Speglio, specchio.
  7. 11. Egro e veglio, malato e vecchio.