Rime varie (Alfieri, 1912)/CLVII. Sullo stesso soggetto

CLVII. Sullo stesso soggetto

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CLVII. Sullo stesso soggetto
CLVI. Ritornando in Italia CLVIII. A Firenze

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CLVII.1

Sullo stesso soggetto.

Per la decima volta or l’Alpi io varco:
E il Ciel, deh, voglia ch’ella sia l’estrema!
L’Italo suol queste ossa mie, deh prema,2
4 Poiché già inchina del mio viver l’arco!3
Di giovenile insofferenza carco,
Quando la mente piú di senno è scema,4
Io di biasmarti, o Italia, assunsi il tema,5
8 Né d’aspre veritadi a te fui parco.6
Domo or da lunga esperïenza, e mite
Dai maestri anni,7 ai peregrini guai8
11 Prepongo i guai delle contrade avíte.9
Meco è colei, ch’ognor seguendo andai:
Sol che sian pari le due nostre vite,
14 Chieggioti, Apollo, s’io fui tuo pur mai.10


Note

  1. Nel ms.: «25 ottobre, scendendo il Brenner».
  2. 3. Possa io morire in Italia.
  3. 4. L’espressione è di Dante (Purg., XIII, 112):
    ...Già discendendo l’arco de’ miei anni.
  4. 6. Scema, priva.
  5. 7. Il tema, l’incarico, l’ufficio.
  6. 8 Parco, avaro.
  7. 9-10. Mite Dai maestri anni: quarantatré ne aveva allora l’A.
  8. 10. Ai peregrini guai, specialmente a quelli della Francia, onde era fuggito con raccapriccio.
  9. 11. Delle contr. avíte, della terra natia.
  10. 13-14. Intendasi: solo che noi moriamo nel medesimo istante io ti chieggo, Apollo, in compenso del lungo amore ch’io t’ho portato. Cosí Dante (Purg., XXIX, 37 e segg.):
    O sacrosante Vergini, se fami
    Freddi e vigilie mai per voi soffersi,
    Cagion mi sprona, ch’io mercè ne chiami.
    Nel ms. l’ultimo verso ha una var.:
    Ch’altro non chieggo io piú, Febo, tu il sai.