Rime nuove/Libro VIII/Il passo di Roncisvalle

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XCVIII.

IL PASSO DI RONCISVALLE1


Dallo spagnolo e dal portoghese


Fermi, fermi cavalieri,
Ché il re mandavi a contar.—
E contarono e contarono;
Uno sol venne a mancar;
5Era questi don Beltramo
Sí gagliardo a battagliar.
Là ne’ campi d’Alventosa
Tutti a dosso a lui serrâr:
Sol de’ monti al triste passo
10Lo poterono ammazzar.

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Tiran sette volte a sorte
Chi dovesse irlo a cercar.
Su ’l buon vecchio di suo padre
Tutt’e sette ricascâr:
15Le tre fu la rea fortuna,
Quattro fu malvagità.
Volge la briglia al cavallo,
A l’amara cerca va:
Va la notte per la strada,
20Per la selva il giorno va.


Vanne il vecchio e seco piange,
Cheto piange ne l’andar,
A i pastori dimandando
Se han veduto indi passar
25Cavaliere d’armi bianche
Sur un sauro a cavalcar.
— Cavaliere d’armi bianche
Sur un sauro a cavalcar
Non vedemmo in queste parti
30Non vedemmo alcun passar. —

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E cavalca via e cavalca
Fin che giunge a Roncisval.
Fra la strage va il vegliardo,
Fra la strage lento va:
35Tanto volta e volta i morti
Che le braccia stracche n’ha:
Non ritrova quel che cerca,
E né meno il suo segnal:
I francesi vide tutti,
40Ma non vide don Beltran.


Malediva, andando, il vino;
Malediva, andando, il pan,
Quel che mangia il saracino
E non quello del cristian.
45Malediva arbor che nasce
Solo a i campi senza ugual,
Ché del ciel tutti gli uccelli
Vi si vengono a posar,
Né di rami né di foglie
50Non lo lascian rallegrar.

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Maledía cavalier ch’usi
Senza paggio cavalcar:
Se gli cade in via la lancia,
Non ha uno a raccattar:
55Se gli cade in via lo sprone,
Non ha uno a ricalzar.
Malediva anche la donna
Che un sol figlio seppe far:
Se l’uccidono i nemici,
60Non ha uno a vendicar.


A l’uscir del pian sabbioso,
D’una gola in su l’entrar,
Vide un moro a una bertesca
Solo e ritto a vigilar.
65Gli parlò l’araba lingua,
Come quei che ben la sa:
— Moro, prègoti per Dio:
Moro, dimmi in verità:
Cavaliere d’armi bianche
70Vedestú passar di qua?

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Lo vedesti a notte bruna
O del gallo su ’l cantar?
Ché se tu lo tieni preso,
Peso d’oro te ’n vo dar:
75Che se tu lo tieni morto,
Rendimel per sotterrar;
Poi che corpo senza l’alma
Un denaro piú non val. —
— Dimmi, amico, il cavaliere
80Dimmi tu, che segni ha? —


— Le sue armi sono bianche,
Ed è sauro il suo caval.
Ne la guancia destra ha un segno
Che un sparvier lasciato gli ha:
85Lo beccò ch’era bambino,
E ne porta anche il segnal.
Su la punta de la lancia
Leva un candido zendal:
Ricamòglielo la dama
90Tutto di punto real. —

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— Questo cavaliere, amico,
In quel prato morto sta:
Ha le gambe dentro l’acqua,
Ne la rena il corpo egli ha.
95Sette punte egli ha nel petto,
Non si sa qual piú mortal;
Che per l’una gli entra il sole,
La luna per l’altra va,
Ne la piú piccola stavvi
100L’avvoltoio a divorar. —


— Non do colpa al mio figliuolo,
Né vo’ a’ Mori colpa dar;
Do la colpa al suo cavallo,
Che no ’l seppe ritornar. —
105O miracol! chi ’l direbbe,
Chi ’l potrebbe raccontar?
Il cavallo mezzo morto
Cosí prese a favellar:
— Non mi dare a me la colpa,
110Che no ’l seppi ritornar.

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Ben tre volte trassi a dietro
Per poterlo in salvo trar:
Tre mi diè di sprone e briglia
Pe ’l desío di battagliar,
115E tre apersemi le cigne,
Allargommi il pettoral:
A la terza caddi a terra
Con questa piaga mortal. —




Note

  1. [p. 795 modifica]Meglio che traduzione, questa è ricomposizione epica di su diverse redazioni di romanze spagnole e portoghesi. Per le spagnole ebbi a vedere Depping, Romancero castellano, Leipzig, Brockhaus, 1844, ii 90; Wolf e Hoffmann, Primavera y flor de romances, Berlin, Ascher, 1856, ii 316-320; per le portoghesi, Hardung, Romanceiro portoguez, Leipzig, Brockhaus, 1867, i, 5. La verseggiatura è fedele al sistema della serie monoritma con le assonanze spagnole e con ottonari che non han sempre l’accento sulla terza, come ne facevano il Sacchetti, Lorenzo il Magnifico e fin l’elegantissimo Poliziano, e come ne fa tuttavia il popolo.