Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/Morbus

Morbus

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MORBVS


Chi, quando il giorno muore,
     Ode, seguendo il Gange,
     La tortora che piange
     4Sotto i roseti in fiore
     E, lungo l’acque stanche
     Specchio alle palme nere,
     Vede passar le schiere
     8Delle pagode bianche,

Lento discerne ancora
     Fumar dal tardo fiume
     Il denso putridume
     12Che in faccia al sol vapora,
     E galleggiar sull’onde
     Carogne omai disfatte
     Che l’acqua gialla sbatte
     16Sulle fangose sponde.

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Lungo i giuncheti pigri,
     Nido di serpi immani,
     Piangono i caimani
     20E ruggono le tigri,
     Mentre nell’aria bassa
     Del crepuscolo torvo
     Gracchia sinistro il corvo
     24Sazio di carne grassa.

Allor nel plumbeo cielo
     S’erge dall’acqua oscura
     D’un angiol la figura
     28Chiusa da un fosco velo,
     E sale a poco a poco
     Sul livido orizzonte,
     Gocciando dalla fronte
     32Sangue, veleno e fuoco.

Sale gigante e solo
     Dell’universo in faccia,
     Tende le negre braccia,
     36Apre l’immenso volo...
     Ah, invan chiudi le porte,
     Trista progenie d’Eva;
     Ecco, su te si leva
     40L’angelo della morte!

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E passa infaticato
     Sulle città fastose,
     Sovra le ville ascose,
     44Sovra il castel merlato,
     Sul casolar che ride
     Di sue virtù contento...
     Passa solenne e lento
     48E dove passa, uccide.

Sul suo cammin, segnato
     Dai morti e dai morenti,
     Alto le umane genti
     52Mandano un ululato.
     L’orror dell’ecatombe
     Fin la speranza scaccia
     E mancano le braccia
     56Per iscavar le tombe...

Del cor premendo i moti,
     Sbarrando gli occhi tardi,
     Inchiodano i vegliardi
     60Le bare dei nipoti;
     Col pianto sulle gote
     Le madri moribonde
     Piegan le teste bionde
     64Sopra le culle vote.

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Dubita l’uom che venga
     Il mondo all’ore estreme
     E guata in alto e teme
     68Che il sole in ciel si spenga,
     Mentre gli grida il prete:
     «Guai nel gran giorno all’empio!
     Portate l’oro al tempio,
     72Poichè doman morrete!»

Sul sacro limitare
     Cadono allor gli oranti,
     Lordan gli agonizzanti
     76Le pietre dell’altare,
     E pur la turba stolta
     Che ciecamente adora,
     Inginocchiata implora
     80Iddio, che non l’ascolta.

Turba, che il vacuo gelo
     Della tua fede or tocchi,
     Muori, volgendo gli occhi
     84Inutilmente al cielo.
     Alle pupille offese
     Il vero or si disserra:
     Non ti mentì la terra
     88Quando per lei ti chiese.

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Non ti giurò promesse
     D’un avvenir mal certo,
     Ma dal suo fianco aperto,
     92Ti germogliò la messe.
     Giovin, dell’odio invece,
     L’amor ti accese in seno,
     E per un giorno almeno
     96Miglior di Dio ti fece.