Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto LXXIII
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Sonetto LXXIII
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SONETTO LXXIII
Q
uanto invidio al pensier, ch’al Ciel invio, L’ali sì preste, ch’a lui non contende,
Lo spazio, il giunger tosto al Sol, ch’accende
Fra le vane speranze il voler mio. 4
Potess’io almen tuffar nel cieco oblio
La memoria del bene, ond’ora prende
Tal forza ’l duol, che ’l cor non sempre intende,
Quanto lunge dal ver vola il desio. 8
Che pur qui va cercando i chiari raggi
Negli occhi amati, nè ragion l’appaga,
Che le dimostra più lucenti il Cielo. 11
Ma ’l primo oggetto segue, e quei viaggi
Son troppo erti al mio piè, finchè la vaga
Aura vital sostien quest’uman velo. 14