Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto LXXII
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Sonetto LXXII
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SONETTO LXXII
Ahi quanto fu al mio Sol contrario il Fato,
Che con l’ alta virtù dei raggi suoi,
Pria non v’ accese, che mill’ anni e poi
Voi sareste più chiaro, ei più lodato?
Il nome suo col vostro stile ornato,
Che dà scorno agli antichi, invidia a noi,
A mal grado del tempo avreste voi
Dal secondo morir sempre guardato.
Potess’ io almen mandar nel vostro petto
L’ ardor, ch’ io sento, e voi nel mio l’ ingegno,
Per far la rima a quel gran merto eguale.
Che così temo ’l Ciel non prenda a sdegno
Voi, perchè preso avete altro soggetto;
Me, ch’ ardisco parlar d’ un lume tale.