Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XVIII

Sonetto XVIII

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SONETTO XVIII


C
ibo, del cui maraviglioso effetto

     L’alma con l’occhio interno chiaro vede
     L’alta prima cagione, e prende fede,
     Che sei Dio vero, e mio verace obietto: 4
Nutrita del tuo ardor con umil petto,
     Quasi del ciel secura indegna erede,
     Vorrei là su far gloriose prede,
     Per forza d’un sol puro acceso affetto. 8
Ch’a te furar si possa il tuo bel regno
     Con violenta man, ne mostri; e poi
     Ne dai te stesso in grazioso pegno. 11
Tutto, sol per far noi divenir tuoi,
     Facesti; e pur da noi s’usa ogn’ingegno,
     Ed ogni poter nostro incontro a noi. 14
  

——

SONETTO XIX


A
nima, il Signor viene, omai disgombra

     Le folte nebbie intorno dal tuo core;
     Acciocchè l’ugge del terreno amore
     All’alta luce sua non faccian ombra. 4
E perchè ’l fallir nostro spesso ingombra
     La vista sì, ch’a quel chiaro splendore
     Passar non può; da te scaccia l’errore,
     Ch’agli occhi tuoi cotanto bene adombra. 8
Ei volentier vien nosco, e festa e gioia
     Sente, e le vere sue delizie, quando
     Con noi parte i divini alti tesori: 11
Onde metter convien noi stessi in bando
     Del cieco mondo, sicchè qui si moia,
     E ’n Dio si viva, e lui s’ami ed onori. 14