Rime (Vittoria Colonna)/Sonetti spirituali/Sonetto XIX
Questo testo è incompleto. |
◄ | Sonetti spirituali - Sonetto XVIII | Sonetti spirituali - Sonetto XX | ► |
SONETTO XVIII
Cibo, del cui maraviglioso effetto
L’ alma con l’ occhio interno chiaro vede
L’ alta prima cagione, e prende fede,
Che sei Dio vero, e mio verace obietto:
Nutrita del tuo ardor con umil petto,
Quasi del ciel secura indegna erede,
Vorrei là su far gloriose prede,
Per forza d’ un sol puro acceso affetto.
Ch’ a te furar si possa il tuo bel regno
Con violenta man, ne mostri; e poi
Ne dai te stesso in grazioso pegno.
Tutto, sol per far noi divenir tuoi,
Facesti; e pur da noi s’ usa ogn’ ingegno,
Ed ogni poter nostro incontro a noi.
SONETTO XIX
Anima, il Signor viene, omai disgombra
Le folte nebbie intorno dal tuo core;
Acciocchè l’ ugge del terreno amore
All’ alta luce sua non faccian ombra.
E perchè ’l fallir nostro spesso ingombra
La vista sì, ch’ a quel chiaro splendore
Passar non può; da te scaccia l’ errore,
Ch’ agli occhi tuoi cotanto bene adombra.
Ei volentier vien nosco, e festa e gioia
Sente, e le vere sue delizie, quando
Con noi parte i divini alti tesori:
Onde metter convien noi stessi in bando
Del cieco mondo, sicchè qui si moia,
E ’n Dio si viva, e lui s’ ami ed onori.