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SONETTO XVIII
L’alma con l’occhio interno chiaro vede
L’alta prima cagione, e prende fede,
Che sei Dio vero, e mio verace obietto: 4
Nutrita del tuo ardor con umil petto,
Quasi del ciel secura indegna erede,
Vorrei là su far gloriose prede,
Per forza d’un sol puro acceso affetto. 8
Ch’a te furar si possa il tuo bel regno
Con violenta man, ne mostri; e poi
Ne dai te stesso in grazioso pegno. 11
Tutto, sol per far noi divenir tuoi,
Facesti; e pur da noi s’usa ogn’ingegno,
Ed ogni poter nostro incontro a noi. 14
——
SONETTO XIX
Le folte nebbie intorno dal tuo core;
Acciocchè l’ugge del terreno amore
All’alta luce sua non faccian ombra. 4
E perchè ’l fallir nostro spesso ingombra
La vista sì, ch’a quel chiaro splendore
Passar non può; da te scaccia l’errore,
Ch’agli occhi tuoi cotanto bene adombra. 8
Ei volentier vien nosco, e festa e gioia
Sente, e le vere sue delizie, quando
Con noi parte i divini alti tesori: 11
Onde metter convien noi stessi in bando
Del cieco mondo, sicchè qui si moia,
E ’n Dio si viva, e lui s’ami ed onori. 14