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Rime d'amore

CXXXI

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CXXXI

Egli le vieta di dir le sue ragioni.

     Poi che da voi, signor, m’è pur vietato
che dir le vere mie ragion non possa,
per consumarmi le midolle e l’ossa
con questo novo strazio e non usato,
     fin che spirto avrò in corpo ed alma e fiato,
fin che questa mia lingua averá possa,
griderò sola in qualche speco o fossa
la mia innocenzia e piú l’altrui peccato.
     E forse ch’averrá quello ch’avenne
de la zampogna di chi vide Mida,
che sonò poi quel ch’egli ascoso tenne.
     L’innocenzia, signor, troppo in sé fida,
troppo è veloce a metter ale e penne,
e, quanto piú la chiude altri, piú grida.