Rime (Guittone d'Arezzo)/Chi pote departire
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XLIV
Chi serve Dio s’allontana da ogni pena e trepidazione.
Chi pote departire
d’esto secol malvagio el suo talento,
ahi, come grand’è lui bona ventura!
Ché tutto e’ de’ fallire,
5e quello che ci ha piú di tenimento
piú tene in sé d’affanno e di rancura;
e ciascun om per sé pote vedere
che noia e despiacere
sosteneci piú ch’agio o che piagenza;
10e non giá mai potenza
aver porìa la lingua a divisare
la noia e lo penare,
ma divisar la gioi leggera è cosa,
poi vedemo che tutta a nòi reposa.
15Ma quei, che ’n Dio servire
hanno locato loro intendimento,
son partuti d’affanno e da paura.
Ben molti usan a dire
ch’angosciosa e di grande increscimento
20sia quella vita che per lor si dura,
ma pare a me ched e’hon van parere,
ché tanto de piacere
grazia divina dona e loro agenza,
ch’è lor di ciò guerenza,
25e face lor parer gioia ’l penare;
e lo dolze sperare,
che ’l guiderdon del bon servir lor cosa,
fa sempre star la lor vita gioiosa.
Giá non hanno a fornire
30de secular misteri, unde tormento
crudele e duro segue e ven tuttora,
ché catuno a venire
se pena a ciò che paghi el suo talento,
e con piú ci ha d’aver, piú ci ha rancura;
35ché non li pagheria el suo volere
chi li desse ’n podere
lo mondo tutto a tutta sua piagenza:
sempre averia voglienza,
che lo faria languire e tormentare.
40Cosí giá mai posare
non po la mente, tant’è tempestosa,
da poi ch’è d’esto secol disiosa.
Sempre hanno a possedere
quelli che servon Dio piú piacimento
45e di travaglio meno e di bruttura;
ma se quanto vedere
po l’omo ad esto secol di tormento
sostenesser servendo a fede pura,
sí fora mei piú ch’eo non porea dire;
50che non serebbe avere
quantunque ha d’esto secol di piagenza
for la Dio benvoglienza;
perch’è cosa che poco ave a durare,
e poi lo tormentare
55dura mai sempre, ché fallir non osa;
né dei servi de Dio gioi dilettosa.
Donque pon ben vedire
quelli che mondan hanno intendimento
che troppo ha li ’n poder mala natura.
60Qui hanno a sostenere
poco molto di bene a gran tormento;
apresso pon vedir s’hon aventura
di perder quel riccor, lo cui valere
non se poria mai dire,
65e dura tutto tempo for fallenza.
E lá du’ no guerenza
poranno aver di sempre tormentare,
li converrá regnare.
Ahi, Deo, como mi sembra fera cosa
70fuggir lo bene e fare al mal reposa!
Ser Orlando da Chiusi,
sí vi tene avere,
che non partite fior di sua piagenza:
perch’agiate parvenza
75vi face el mondo e Dio sempre portare,
e a ciascuno dare
sua parte e sua bastanza in onni cosa,
perch’al piacer ben de ciascun vi posa.