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di frate guittone d’arezzo | 117 |
crudele e duro segue e ven tuttora,
ché catuno a venire
se pena a ciò che paghi el suo talento,
e con piú ci ha d’aver, piú ci ha rancura;
35ché non li pagheria el suo volere
chi li desse ’n podere
lo mondo tutto a tutta sua piagenza:
sempre averia voglienza,
che lo faria languire e tormentare.
40Cosí giá mai posare
non po la mente, tant’è tempestosa,
da poi ch’è d’esto secol disiosa.
Sempre hanno a possedere
quelli che servon Dio piú piacimento
45e di travaglio meno e di bruttura;
ma se quanto vedere
po l’omo ad esto secol di tormento
sostenesser servendo a fede pura,
sí fora mei piú ch’eo non porea dire;
50che non serebbe avere
quantunque ha d’esto secol di piagenza
for la Dio benvoglienza;
perch’è cosa che poco ave a durare,
e poi lo tormentare
55dura mai sempre, ché fallir non osa;
né dei servi de Dio gioi dilettosa.
Donque pon ben vedire
quelli che mondan hanno intendimento
che troppo ha li ’n poder mala natura.
60Qui hanno a sostenere
poco molto di bene a gran tormento;
apresso pon vedir s’hon aventura
di perder quel riccor, lo cui valere
non se poria mai dire,
65e dura tutto tempo for fallenza.
E lá du’ no guerenza