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116 | canzoni ascetiche e morali |
XLIV
Chi serve Dio s’allontana da ogni pena e trepidazione.
Chi pote departire
d’esto secol malvagio el suo talento,
ahi, come grand’è lui bona ventura!
Ché tutto e’ de’ fallire,
5e quello che ci ha piú di tenimento
piú tene in sé d’affanno e di rancura;
e ciascun om per sé pote vedere
che noia e despiacere
sosteneci piú ch’agio o che piagenza;
10e non giá mai potenza
aver porìa la lingua a divisare
la noia e lo penare,
ma divisar la gioi leggera è cosa,
poi vedemo che tutta a nòi reposa.
15Ma quei, che ’n Dio servire
hanno locato loro intendimento,
son partuti d’affanno e da paura.
Ben molti usan a dire
ch’angosciosa e di grande increscimento
20sia quella vita che per lor si dura,
ma pare a me ched e’hon van parere,
ché tanto de piacere
grazia divina dona e loro agenza,
ch’è lor di ciò guerenza,
25e face lor parer gioia ’l penare;
e lo dolze sperare,
che ’l guiderdon del bon servir lor cosa,
fa sempre star la lor vita gioiosa.
Giá non hanno a fornire
30de secular misteri, unde tormento