Rime (Gianni)/Canzoni/Se tu martoriata mia soffrenza
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Canzoni - Donna, se ’l prego de la mente mia | Canzoni - Siccome i magi a guida della stella | ► |
XIV.
Se tu, martoriata mia sofferenza,
con questa mia figliuola va’ plorando
avanti a quella donna ove ti mena,
quando se’ giunta dirai sospirando:
5Madonna, il vostro servo ha tanta pena
che, se voi non avete provvedeuza,
il lasciai con sì debile potenza
ched e’ non crede mai veder Fiorenza;
è ’n suo soccorso lo spirito mio;
10però da San Miniato si partio;
ed io che sua difesa sono stata
nol posso più difendere affannata:
dunque vi piaccia lui e me campare,
14Madonna, se mercè volete fare.
Su questa stanza di canzone, che, mi pare, abbia un senso compiuto, c’è a discorrere un poco. Come stanza di canz. la pubblicarono Sebastiano Ciampi e Pietro Fanfani; e come commiato alla canz.: Donna, se ’l prego de la mente mia, il Fiacchi, il Nannucci, il Valeriani. Di codici che la rechino come componimento indipendente dalla canz. surriferita, notiamo il Chig. l. viii, 305 e il Bol. 2448, e i codd., quindi, della raccolta Bartoliniana. Nel nostro scritto su Lapo, inserito nel Propugnatore (1885, fasc. 1-2, pag. 3-105), ne parlammo come di componimento separato dalla canz. Donna, se ’l prego. Il signor A.Gabrielli nel suo scritto: L. G. e la lirica predantesca (Rassegna Italiana, vii, fasc. ii, vol. i, 1887) si domanda: Non pare.... che possa aver errato il Lamma facendo di quell’unica stanza una canzone a parte da mettere fra le incerte? Che sia da mettere fra le incerte, mi ricredo; ma che abbia sbagliato, facendone un componimento a parte, non mi pare. Anzitutto questa stanza non può essere il commiato alla canz. Donna, se ’l prego: perchè il commiato sta nell’ultima stanza della canzone stessa. Poi, quando Lapo scriveva i versi: Chè se per voi servendo fosse morto Poco varrebbe poi darli conforto, intendeva certamente di chiudere la canzone: in questa stanza, che ha ancora una costruzione metrica diversa dalla canzone in discorso, non fa che ripetere ciò che ha detto nel commiato su citato. E mi pare che basti. Si può vedere a questo proposito quel che dice il professor L. Biadene, nel suo scritto: Il commiato nella canz. ital. del sec. XIII e XIV, (Miscellanea di Filologia etc, in memoria del Caix e del Canello), il quale pone la canz. Donna, se ’l prego fra quelle la cui ultima stanza funge da commiato (p. 360-361). Non so da quale cod. la traessero gli editori di Cino: noi l’abbiamo trovata col nome di Lapo in tutti i mss. che contengono la canz. precedente.
Varianti dei codici e delle stampe del Ciampi e del Fiacchi, che pubblicò questi versi in nota, derivandoli dal codice Pucci: 1. C. settu; sofferença; R. et tu; f. B. E tu; 4. c. sii giunta; 6. f. B. provedenza; A. aveste p.; 7. f. io ’l lasciai; debole; B. ir lasciai; 13. C. comme; 14. 11 Fanfani dice che questa poesia è.... una ballata! Ma questo non è che uno dei più modesti spropositi che adornano l’edizione di Cino, procurata da quell’illustre uomo.
[Stanza di quattordici versi, tutti endecasillabi, che segue questa forma schematica:
ABCBCAAADDEEFF].