Rime (Andreini)/Epitalamio II
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Epitalamio II.
E del placido Mare
Sovra l’onda tranquilla
Cinto d’alga Nettuno il volto scopre.
Par che la terra ogni suo studio adopre
Per mostrarsi di fior, di frutti adorna.
Tra pompe illustri, e rare
Gioir l’Insubria appare;
E ’l Sol quando s’aggiorna
Sorger tutto ridente
Da la dorata porta d’Oriente.
Il superbo Pavone
Spiega l’occhiute piume
Pomposo, e di Giunone
Il bel carro ingemmato in terra adduce,
Al lampeggiar de la cui vaga luce
Abbandonano i limpidi cristalli
Le Ninfe. oltre ’l costume
Nettar se n’ corre il Fiume.
Risuonano le Valli
Di voci alte, e gioconde
Grazie spirando i Boschi, e gli Antri, e l’onde.
Scesa dal terzo Cielo
Ecco Venere pia
Con amoroso zelo
Abbracciando Giunone in dolci baci
Cangia l’antiche guerre, e ’n liete paci.
Ridono i Cieli, e quì par che rimbombe
Angelica armonìa.
Ogni oltraggio s’oblìa;
E baciar le Colombe
Vedi i Pavoni in segno,
Che spent’infrà lor sia l’ira, e lo sdegno.
Venere hà seco Amore,
Amor, che i cori alletta,
Che del più puro ardore,
C’habbian le Stelle hà in man sacrata Face;
Ed ecco il freddo core avampa, e sface
Di Margherita; e di ben mille offese
Com’huom, che tempo aspetta
Fà leggiadra vendetta.
Ella, che pur contese
Dianzi à suoi strali il varco
Hor benedice le fiammelle, e l’arco.
Himeneo vieni à noi,
E ’n questo dì beàto
Lega gli eccelsi Heroi
D’indissolubil nodo. il Ciel s’imbruna,
Splende notturno Sol la bianca Luna.
Vieni Himeneo, deh vieni, homai respire
Entro ’l bel seno amato
Lo sposo innamorato,
Che di dolce desire
Arde di cor la rosa,
C’hà nel candido sen la bella Sposa.
Tù Dio, tù pungi, e scalda
La Giovenetta schiva,
Ch’è quasi pura falda
Di neve dal timor, che la circonda.
Col velo tuo la chioma crespa, e bionda
Coprile; ond’egli homai lieto s’appaghe
Giunta sua speme à riva.
De le tue fiamme avviva
Lei, che profonde piaghe
Fè nel cupido Amante,
Nè tenga l’alma più dubbia, e tremante.
Gioite pur gioite.
Ecco danzando scende
Da le sponde gradite
D’Helicona Himeneo di persa cinto
Di fresche rose il bel viso dipinto.
Sgombra santo Himeneo la fredda tema,
Ch’al tuo gioir contende.
Dolce battaglia attende
Lo Sposo. hor seco prema
La Verginella il letto
A gli assalti d’Amor per campo eletto.
L’Adda di piacer ebro
Con fretoloso piede
Corre à ’ncontrar il Tebro,
E con lui s’accompagna, indi l’invita
A portar di Michel, di Margherita
Il nome à tutte regiòn del Mondo.
Amor, che questo vede
Gioia maggior non chiede.
Stannosi à Lete in fondo
Gli affanni, e gli Amoretti
Spargon quanti dal Cielo hebber diletti.
S’hoggi l’almo, e divino
Furor mi scopre il vero,
Da l’alvo pellegrino
Verrà d’Heroi sì generosa prole,
Ch’altra simil giamai non vide il Sole;
Per cui rinoverassi in ogni parte
Il bel viver primiero.
Del nobil sangue altero
Saran le glorie sparte;
Sì ch’ogni estremo lido
De i Peretti udirà la fama, e ’l grido.
Sposi degni; ed illustri
Vincer voi non potranno
Del Tempo gli anni, e i lustri,
Che ’ncontra Morte andrete almi Guerrieri
Armati ogn’hor de’ vostri figli alteri.
Quai Mitre, quai Corone, e quali honori
Sì degni figli havranno?
Immortali saranno
Nei figli i Genitori,
E rinascer la Madre
Vedrà nel figlio il fortunato Padre.
Havrai di generoso
Ardir Canzone il vanto,
Bench’eguale al desio non s’erga il canto.