Rime (Andreini)/Sonetto LXXXIII
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto LXXXIII
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SONETTO LXXXIII.
P
Oscia, che sparsi in ogni parte à terra Mille suoi pregi con orrendo scempio
Dal Tempo vide ingiurioso, ed empio,
Che da l’arco fatale arme disserra
Disse Virtù. pur tuo mal grado in terra
Voglio Mostro crudele ergermi un Tempio,
Che sarà senza pari, e senza essempio,
E potrà farti gloriosa guerra.
Sarà mio Tempio di Ranuccio il petto,
Ove bella, e gentil potrò mostrarme,
Ed avanzar ne gli honor suoi me stessa.
Per senno, per bontà, per forza d’arme
Fia questi un giorno ad alte Imprese eletto,
Nè sua gloria fia mai da gli anni oppressa.