Ricordi delle Alpi/Parte Seconda/VII
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VII.
Sotto i castani.
In pochi passi fummo nel bosco dei castani, donde l’occhio si spazia sull’Adda maestoso, e si scorge giù in fondo Sondrio e i pochi paesi sorgenti a destra e a sinistra: la magnifica distesa di cielo, la freschezza dell’aere, la varietà della campagna solleva l’animo e lo trae ad immagini sorridenti e piene d’incanto.
Il suono della campana continua a invitare i fedeli al vespro, e si ripercuote di monte in monte, di valle in valle: quante reminiscenze in questo suono! le preci dei primi anni infantili, le scuole, i canti dell’amor verginale alla chiesa natia, i mille sogni dell’adolescenza.
Fantasmi di paradiso!
«Il suono della campana è immenso, è sublime come il pensiero, solenne come la tomba, vago come il cuore. Quando più taccion d’intorno le voci degli uomini e più t’agita l’animo sul suo letto di spine, lo squillo d’una campana, che lento si avvolta nell’aure, come le celesti e le profonde melodie d’un organo sotto la cupola d’un tempio, parla all’animo ambasciato segrete parole di conforto.... È sublime nella solitudine della campagna, quando i suoi tocchi vaghi ed immensi si confondono coi mille indistinti mormori, ch’escono dal fondo delle valli e delle acque....
«Un’infinita simpatia esiste tra i sospiri del religioso bronzo e le ricordanze dei giorni trascorsi. E chi non sa com’è dolce l’ora delle rimembramze? Dove e chi mai, tra i fuggevoli istanti d’una tempestosa esistenza, non si fermò un’ora a riandar col pensiero i primi suoi affetti.... per una madre?1»
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L’Adda nel suo letto ampio, infido e profondo volge le sue acque torbide, voluminose; e qua e là si estende in ampie linee, o in istrane spire, sdegnoso quasi di sì forzata calma: si direbbe un immane serpe, che sonnacchioso contorcasi lungo questi ubertosi piani di Valtellina.
Quasi di fronte, vediamo levarsi la Sassella, i cui vini si possono dire il Montepulciano di questa provincia; di faccia è Castione, che con le sue case biancicanti pare presumere a un tal quale decoro; alla sua destra la ripida, sassosa e biancheggiante riviera di Andevenno, asciutta come palma di mano.
La incurvatura della montagna nasconde, al fondo della valle, Morbegno; a sinistra giace la terricciuola di Fusine, pur celata allo sguardo dalla curva del monte.
E possiamo noverare per bene le umili case di Albosaggia disperse su tutto il fianco destro dei monti, dirimpetto a Sondrio; e ne veggo la bianca chiesa e il campanile, che sembra lagnarsi di quella solitudine. Al di là dell’Adda, a manca di Sondrio faccio un saluto a Montagna, che mostra il suo castello rovinaticcio, sur un’informe testata di roccia. Montagna, paese aprico quanto Sassella, a cui fa concorrenza co’ suoi vini eccellenti, che sono conosciuti sotto il nome di vini d’Inferno.
E qua e là su’ fianchi di queste alpi, che cingono la Valtellina, poveri castagneti, filari di viti, una vegetazione insomma più difficile e lenta man mano che si va poggiando in alto. — Qualche praticello, umili boscaglie e squallide grillaie; infine aride punte; scrinature di scogli, cime nude,... e un bell’azzurro di cielo sul capo.
Quanto è bello contemplare da qui lo spettacolo della natura, ora modesta, ora lussureggiante, or selvaggia, ora gentile!
L’anima si eleva a desideri puri, a caste immagini, e il cuore in questi preziosi momenti si culla d’amore e di fede.
Quest’ardito desìo, vago, indistinto, |