Ragguagli di Parnaso (Farri)/Centuria prima/Ragguaglio I
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UNIVERSITA DE’ POLITICI apre un Fondaco in Parnaso, nel quale si vendono
diverse Merci utili al virtuoso vivere
de’ Letterati.
RAGGUAGLIO PRIMO.
Primieramente dunque in quel mirabil Fondaco si vende copia grande di Borra, dalle persone di bassa mano tenuta vile, mà à gran prezzo comperata da gli huomini sensati di Corte, i quali hanno conosciuto, che ella è cimatura di quei pretiosi panni della prudenza, che gli huomini saggi fabbricano con la soprafina lana della toleranza, serve per empir i basti della servitù, affine che dolcemente calchino nella schiena de i miseri Cortigiani, e non facciano loro quei guidareschi, che bruttissimi si veggono in quei, i quali, con tutto che capital nemici si conoscano delle fatiche, s’inducono nondimeno ad andar in Corte con sicura speranza di darvisi buon tempo, e di comandar ad altri nel proprio servigio. Per cosa molto singolare è stato notato da molti, che di tanto pretiosa Borra hanno fatta compra molto grande alcuni giovani, i quali con tutto che vivano nelle case loro paterne, di essa nondimeno hanno empiuti alcuni basti piccioli, a’ quali si assuefanno nel servigio delle case private, tutto affine di non andar nelle Corti polledri, e nel ricever la prima volta il pesante basto della servitù Cortigiana, assicurarsi di non far quei pazzi spropositi, che violentano i Maestri di Casa (severi cozzoni delle Corti) à dar loro crudelissime nervate di amari disgusti, per indurli alla tolleranza di quel faticoso servigio.
Nel medesimo Fondaco si vende ancora copia molto grande di Pennelli eccellentissimi per quei Principi, che nelle urgenti occasioni loro sono forzati dipinger à i popoli il bianco per lo nero, e ben che questa sia mercatantia solo da Principi, se ne proveggono nondimeno anco quegli huomini falsi, che stando sul traffico delle apparenze, non ad altro attendono, che all’infame professione di ridere, d’ingannare, e di aggirar la semplice brigata con le belle parole, e co’ cattivi fatti.
Tengono ancora numero infinito di Occhiali di mirabili, e diversissime virtudi, percioche alcuni servono per far veder lume à quegli huomini salaci, a’ quali nel furor delle libidini di modo si scorta la vista, che non discernono l’honor dal vituperio, non riconoscono l’amico dal nemico, lo straniere dal parente, nè altra cosa, che meriti, che gli sia portato rispetto. Così grande è lo spaccio, che quei Mercatanti Politici fanno di simil sorte di Occhiali, che si è venuto in chiara cognitione, che rari sono gli huomini, che nelle cose carnali habbiano buona vista.
Alcuni Occhiali poi vi sono i quali servono per altrui non far veder lume, & gli stessi Politici affermano, che se bene à gli huomini tutti, particolarmente nondimeno à i Cortigiani più sono necessarij di quei della vista lontana: mercè che avanti gli occhi de i galant’huomini spesse volte si parano cose oltra modo spiacevoli, e per che il voltar loro le spalle, spesse volte è un tirarsi addosso l’ira de gli huomini potenti, il rimirarle è un crudelmente martorizzar se stesso. Il porsi in quella occasione così mirabili Occhiali al naso; opera, che altri libera se stesso dal travaglio di veder le cose stomacose di questo mondaccio tanto corrotto; & alla sciocca brigata si fa credere, che altri voglia rimirarle con maggior accuratezza.
Altri Occhiali servono poi per conservar la vista à quei poco amorevoli, a’ quali lo stesso primo giorno della nuova dignità ricevuta, ella grandemente fino al termine dell’ingratitudine s’ingrossa; dicono quei Politici del Fondaco, che sono fabricati con la preciosa materia della tenace memoria de’ beneficij ricevuti, e della ricordanza della passata amicitia.
Ma mirabilissimi sono quegli Occhiali fabbricati con maestria tale, che altrui fanno parer le pulci elefanti, i pigmei giganti, questi avidamente sono comperati da alcuni soggetti grandi, i quali ponendoli poi al naso de i loro sfortunati Cortigiani, tanto alterano la vista di quei miseri, che rimuneratione di cinquecento scudi di rendita stimano il vil favoruccio, che dal Padrone venga loro posta la mano nella spalla, ò l’esser da lui rimirati con un ghigno, ancor che artificioso e fatto per forza.
Ma gli Occhiali ultimamente inventati in Fiandra à gran prezzo sono comperati da gli stessi gran personaggi, e poi donati à i loro Cortigiani, i quali adoperati da essi fanno parer loro vicinissimi quei premij, e quelle dignitadi, alle quali non giunge la vista loro, e forse non arriverà l’età.
Oltre à ciò, nello stesso Fondaco (ma però à prezzo carissimo) si vendono gli occhi humani, e sono di ammiranda virtù, poiche non è possibil credere quanto altri migliori le cose proprie, quando le rimira con gli occhi d’altri. Anzi gli stessi Politici sopra la coscienza loro affermano, che non con altro istrumento, altri meglio può giunger alla felicità di conseguir quella eccellentissima vertù, tanto ambita da gli huomini grandi, del Nosce te ipsum.
Si vendono anco in quel Fondaco alcuni Compassi, non già fabbricati di argento, di ottone o di acciaio, ma del puro interesse della più soprafina riputatione, che si truovi in tutta la miniera dell’honore, e sono mirabilissimi per misurar con essi le proprie attioni; poiche l’esperienza chiaramente ha fatto conoscer ad ogn’uno, che i Compassi fabbricati della vil materia del capriccio, e del solo interesse poco giusti riescono à quelli, che ne’ negotij loro desiderano tirar le linee paralelle; oltre che simili Compassi à quelli che esattamente posseggono l’arte di ben saperli operare, molto eccellenti riescono, per pigliar le misure giuste della latitudine di quei fossi, che altri per sua reputatione è forzato saltar netto, senza correr pericolo di cader nel mezzo di essi, e vergognosamente seppellirsi vivo nel fango dell’imprudenza, nè con altro istrumento quei scialacquoni, che havendo la borsa da privato, vogliono far spese da Principe, meglio imparano la necessaria virtù, di far il passo conforme alla gamba, che con questi Compassi.
Vendono anco gli stessi Politici numero grande di Bussole usate da gli Agrimensori, lequali più che necessarie sono per ben squadrar prima per tutti i versi quelli, co’ quali altri deve trattar negotij gravi, ò conferir secreti importanti.
Gran spaccio si fa anco in quel Fondaco di alcuni ferri, che molto somigliano quei, che spesso sono adoperati da i Chirurghi, e da i Cavadenti, e servono per slargar le fauci à quegl’infelici Cortigiani, che della necessità dovendo far vertù, spesse volte sono forzati inghiottir grosse cocozze, in vece di picciole pillole masticine.
Tengono ancora copia grande di Scope, fatte di circonspettione, delle quali i più accorti Cortigiani si proveggono, per diligentemente nettar mattina, e sera le scale da quelle pericolose fave, che vi seminano alcuni maligni, che maggior gusto sentendo in guastar i fatti altrui, che in accommodar i proprij, solo si esercitano nel vergognoso mestiere di far romper il collo alla riputatione de gli huomini honorati.
Nel medesimo Fondaco si vende ancora (mà à peso di oro) il finissimo inchiostro, molto più pretioso dell’azzurro oltramarino, il quale dalle penne de i letterati scrittori vertuosamente disteso nelle carte, serve per imbalsamar, e render odoriferi i cadaveri de i vertuosi, ove quei degl’ignoranti gettano insopportabil fetore, e presto si convertono in cenere, e con questo solo inchiostro nella memoria delle genti si eterna quel nome de gli huomini letterati, che in quei, che non sanno, subito muore, che chiudono gli occhi, balsamo per certo di vertù sopra humana, poiche quei, che se ne ungono, vivono ancorche muoiano, e dal mondo solo partendosi col corpo, eternamente vi stantiano con la memoria de gli scritti loro.
Somma grande di danari cavano ancora quei Politici da un’olio, che vendono, più volte stato sperimentato esquisitissimo per corroborar lo stomaco de’ Cortigiani, affine che senza indebolir la complessione della patienza, gli sfortunati francamente possano digerir gli amari disgusti, che così spesso sono forzati inghiottir nelle Corti.
Vendono ancora in alcune picciole ampolle di vetro (e di queste il Menante, che scrive le presenti cose, è stato fortunato di haverne una per honesto prezzo) l’odorifero sudor humano, mirabilissimo per profumar quei, che con la fragranza de i Muschi, e de i Zibetti delle honorate fatiche loro vogliono poter con la penna in mano comparir tra gli huomini letterati.
Gran spaccio si fa ancora in quel Fondaco di alcuni Morselletti fatti di finissima pasta reale, molto eccellenti per aguzzar l’appetito di certi ostinati Stoici, affine che con somma avidità sappiano mangiar quelle stomachezze di questo mondo, le quali con tutto che altrui muovano nausea grande, & affatto repugnino al gusto de gli huomini buoni, altri nondimeno, per non tirarsi addosso l’ira de i più potenti, e così sconcertar le cose proprie, è forzato far ostentatione di sommamente bramarle, e con avidità grande mangiarle con rabbia di fame.
Di più si veggono ancora in quella bottega molto grandi vasi di confetti muschiati ottimi per far odorar il fiato à i Secretarij, à i Conseglieri, & à quei Senatori delle Republiche, che sono ubligati lasciarsi infracidar i Secreti in corpo.
In un magazzino poi spartato vendono Pastoie da cavalli, fabricate del ferro della maturità; e con tutto che da alcuni poco saggi, come istrumenti da bestie, grandemente siano abborrite, gli huomini nondimeno accorti le hanno poste in così gran credito, che à molto caro prezzo sono comperate da quegl’ingegni precipitosi, che in sommo spavento havendo la giuditiosa maturità del Procaccio, tutte le facende loro precipitosamente si dilettano incaminare, e fornire per le poste.
Ma niuna altra mercatantia di quel ricco Fondaco ha spaccio maggiore, di alcuni Ventagli, fabbricati non già di Penne di Struzzo, di Pavone, ò di altro più ben colorato uccello; ma di herbe, e di fiori, e perche Messer Andrea Mattioli, Herbolario Delfico, tra que’ fiori, e quelle herbe ha riconosciuto l’infernal Nappello Retino, gli accorti vertuosi di Parnaso sono venuti in chiara cognitione, che quei misteriosi Ventagli non già servono per altrui far fresco nel caldo della State, ma per cacciar quelle fastidiose mosche dal naso, le quali alcuni mal accorti, havendo voluto levarsi con la violenza del pugnale, da loro stessi vergognosamente lo si sono tagliato.