Raccolta di proverbi bergamaschi/Felicità, infelicità
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Felicità, infelicità
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FELICITÀ, INFELICITÀ.
(P. Pacini, Amore e dote).
As’ conòs ol bé quand as’ l’à perdìt (Ang.) Si conosce il bene quando se lo ha perduto — Veramente, L’asino non conosce la coda, se non quando non l’ha più (Tosc.).
A sto mond no gh’è nigù de eontéć — In questo mondo nessuno è contento. V. Contentarsi del proprio stato.
A üsàs bé as’ fa prest, ma a üsàs mal si stanta — Ad assuefarsi bene si fa presto, ma si stanta ad assuefarsi al male — e
Quando s’è stać üsàć bé, s’istanta a üsàs mal — V. Abitudini, usanze.
Gram quel osèl che nas in catìa val — Tristo a quell’uccello che nasce in cattiva valle (Tosc.) — perchè la carità del loco natio gli impedisce di cercare cielo meno maligno.
I è miga i solć che fa felice a sto mond — Non sono i denari che fanno felice a questo mondo. — Questo proverbio, che si dice una volta per ogni cento volte che si ripetono quelli che magnificano il denaro, racchiude un prezioso insegnamento. La felicità vera non istà nel denaro, perchè di esso gli uomini si valgono più sovente per soddisfare a passioni vili, anzichè a compiere belle azioni. Non lasciamoci mai andare a sentire invidia per le ricchezze scompagnate da virtù; poichè il denaro in mano di uomini abbietti non può essere che strumento di più abbiette azioni, e quindi sorgente di guai per chi lo possiede e per gli altri.
L’è mèi es invidiàć che compatić — È meglio essere invidiati che compatiti — perchè
Chi non è invidiàt, al sta mal in di fać sò (Ang.) — Chi non è invidiato, sta male nei fatti suoi.