Raccolta di proverbi bergamaschi/Felicità, infelicità

Felicità, infelicità

../Fatti e parole ../Fiducia, diffidenza IncludiIntestazione 1 maggio 2014 75% Da definire

Fatti e parole Fiducia, diffidenza
[p. 74 modifica]

FELICITÀ, INFELICITÀ.


«Ciò che rende l’uomo felice sulla terra è la pace dell’anima, non le ricchezze; quella pace che non si acquista nè con gemme nè con oro, ma con la virtù.»

(P. Pacini, Amore e dote).

As’ conòs ol bé quand as’ l’à perdìt (Ang.) Si conosce il bene quando se lo ha perduto — Veramente, L’asino non conosce la coda, se non quando non l’ha più (Tosc.).
A sto mond no gh’è nigù de eontéćIn questo mondo nessuno è contento. V. Contentarsi del proprio stato.
A üsàs bé as’ fa prest, ma a üsàs mal si stantaAd assuefarsi bene si fa presto, ma si stanta ad assuefarsi al male — e
Quando s’è stać üsàć bé, s’istanta a üsàs malV. Abitudini, usanze.
Gram quel osèl che nas in catìa valTristo a quell’uccello che nasce in cattiva valle (Tosc.) — perchè la carità del loco natio gli impedisce di cercare cielo meno maligno.
I è miga i solć che fa felice a sto mondNon sono i denari che fanno felice a questo mondo. — Questo proverbio, che si dice una volta per ogni cento volte che si ripetono quelli che magnificano il denaro, racchiude un prezioso insegnamento. La felicità vera non istà nel denaro, perchè di esso gli uomini si valgono più sovente per soddisfare a passioni vili, anzichè a compiere belle azioni. Non lasciamoci mai andare a sentire invidia per le ricchezze scompagnate da virtù; [p. 75 modifica]poichè il denaro in mano di uomini abbietti non può essere che strumento di più abbiette azioni, e quindi sorgente di guai per chi lo possiede e per gli altri.
L’è mèi es invidiàć che compatićÈ meglio essere invidiati che compatiti — perchè
Chi non è invidiàt, al sta mal in di fać sò (Ang.) — Chi non è invidiato, sta male nei fatti suoi.
Ol trop botép l’ischeèssa l’os del còlIl troppo buon tempo scavezza l’osso del collo — cioè «le troppe prosperità fanno gli uomini insolenti e poi li mandano in rovina» (G. Giusti). E Tacito: Secundæ res acrioribus stimulis animos explorant: quia miseriæ tollerantur, felicitate corrumpimur.