Raccolta di proverbi bergamaschi/Abitudini, usanze

Abitudini, usanze

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ABITUDINI, USANZE.


Al gh’à poc a mörÈ vicino a morire — Consuetudine è una seconda natura, dicono i Toscani; e noi attribuiamo tanta forza alle abitudini, che quando vediamo uno cambiarle di subito, crediamo sia segno di sua morte vicina.
A s’ fa prest a üsàs béSi fa presto ad assuefarsi al bene stare — ma
Quando s’è stać üsàć bé, s’istanta a üsàs malQuando si è assuefatti al bene stare, si piega con ripugnanza alle privazioni.
I bune üsanse i va rispetadeLe buone usanze vanno rispettate.
I bune üsanse i va zo töte, i se perdLe buone usanze si perdono — È il lamento che suole fare chi in certe occasioni prendeva mance o regali, che ora non prende più.
I mode i va e i véLe mode vanno e vengono, cioè rivivono.
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La volp la lassa ’l pél, ma miga i vésseLa volpe (altri dice il lupo) perde il pelo, ma il vizio mai — Il Petrarca disse: Vero è ’l proverbio, ch’altri cangia il pelo, anzi che ’l vezzo. Lat. Vulpes pilum mutat, non mores.
L’è piö mèi strada ègia che sentér noèl — V. Esperienza.
Nó bisogna miga mèt sö di üsanse catìeNon bisogna mettere usanze cattive — Al dire del popolo toscano: È meglio ammazzare uno, ed anche: È meglio ardere una città che mettere una cattiva usanza.
Nó stà dàga al fantolì i vésse che no tó sé ’n càs de mantegnìNon dare al fantolino quelle abitudini, che non potrai sempre mantenere — Se ne ricordino i genitori, e le madri abbiano anche presente che
La mader pietusa fa la fiöla tegnusa — V. Vizi, mali abiti.
Tal pais, tal üsansa — V. Mutar paese.