Raccolta di proverbi bergamaschi/Contentarsi della propria sorte
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Contentarsi della propria sorte
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CONTENTARSI DELLA PROPRIA SORTE.
«La prima condizione del vivere onesto, in specie alla povera gente, è saper contentarsi della propria condizione, saper trovare in essa la pace e il decoro; e non la voler migliorare se non per merito d’operosità tranquilla e d’umile dignità.» (Tommaseo).
Bisogna contentàs del sò stàt — Bisogna contentarsi del proprio stato — poichè
Chi si contenta, gode. — La maggior felicità possibile in questo mondo consiste veramente nel saper contentarsi della propria sorte. Uno stato mediocrissimo, congiunto a nobiltà e fermezza di carattere, può recarci tali soddisfazioni che l’opulento ignorante o vizioso non sognerà nemmeno mai. E poi:
Chi no ’s contenta de l’onèst, al perd i cojò e pò al rest — Chi non si contenta dell’onesto, perde il manico e il cesto — Eppure diventa ognora più generale una febbre ardentissima di guadagni, una sete inestinguibile di nuovi godimenti; donde un’agitazione continua degli animi ed una esistenza sempre più lontana da quella felicità che deriva dai sapere contentarsi di poco.
Bisogna fa com’ as’ pöl e miga com’ as’ völ — Bisogna fare come si può e non come si vuole.
Chi sia bene non si mova — È sempre ripetuto in questa forma. Qui bien est ne se remue, ed anche Qui est bien s’y tienne, dicono i Francesi.
Ol Sinùr al völ nigù de contéć — Iddio vuole che nessuno sia contento — Gli uomini non dovrebbero accusare Iddio, ma la loro insaziabilità; onde sarà più giusto il dire:
L’om nó l’è mai contét — L’uomo non è mai contento — e
Nissù è contét del sò stàt — Nessuno è contento del proprio stato. — Optat ephippia bos piger, optat arare caballus (Orazio).