Raccolta di proverbi bergamaschi/Astuzia, inganno

Astuzia, inganno

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Amore Avarizia
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ASTUZIA, INGANNO.


Bisogna fa de coiò per no pagà dasseBisogna fare il minchione per non pagare gabella — e
L’è semper mèi viga ü tòc de coiò ’n scarselaÈ sempre meglio avere un tocco di coglione in tasca — Spesso in tasca il suo baiocco aver giova di marzocco — Si suole anche ripetere:

Penso e ripenso e dal mio pensar ricavo
Che è meglio far da coglion che far da bravo.

Chi è coiò staghe a ca sòChi è minchione resti a casa — per non esporsi ad essere gabbato. Al minchione non si usa misericordia; anzi quando si vede giuntato gli si canta sul viso:
Chi è coiò, sò danChi è minchione, suo danno.
Chi non sa fingere, non sa regnare — Lo ripetiamo sovente, quantunque non sia di nostra fattura. «Piuttosto che regnare mercè l’inganno ed il sotterfugio, preferiamo mille volte la nostra faticosa e onorata povertà, che non nuoce ad alcuno, ed anzi serve per molti di esempio a perseverare con rassegnazione nel bene in barba agli stenti.» (Fanny Ghedini Bortolotti, Proverbi spiegati al popolo).
Chi è de l’arte conosce l’opera — Si dice ad uno che mostra di temere inganno da parte nostra.
Co’ l’arte e co’ l’ingano si vive mezo l’ano, co’ l’ingano e co’ l’arte si vive l’altra parte — Questo proverbio è di tutta Italia, come forse è di tutta Italia, o meglio di tutti gli uomini, l’applicazione di esso.
Di olte ’l va l’ingàn a l’inganadùr — e per dirla col nostro Assonica: As’ pò faga la [p. 26 modifica]maitinada ai sonadùrTalvolta l’inganno va a casa dell’ingannatore — e figuratamente: Si può far la mattinata ai suonatori, poichè
I ghe borla o I ghe resta a’ i volp vègeAnche le volpi vecchie si pigliano — o come scrisse il Fagiuoli:
Impanian anche le civette, ideste
Talor gabbato resta ancor l’accorto;

essendo che

Öna ’l la pensa l’asen e l’ótra ’l padrù, o ’l mölinérUna pensa l’asino, l’altra il padrone (o il mugnaio); e poi
Nó ’l gh’è ü förbo che nó ghen séa ü piö förbo de lü, che tradotto dal Pananti suona così:
E non si trova mai tanto il gran furbo,
Che non si trovi un più furbo di lui.
Es pò pïàt d’ü cà, es pò pïàt d’öna cagna, l’è l’istèsEssere morsicato (cioè ingannato o danneggiato) da un cane, o essere morsicato da una cagna, è lo stesso.
In ca de làder né s’ga róbaIn casa di ladri non ci si ruba — ed è quanto dire: Tra furbo e furbo non si camuffa; Gli astuti difficilmente restano ingannati. Les voleurs ont des lois et peu d’entr’eux les violent, parce qu’ils s’inspectent et se suspectent. (Helvétius).
Ol diaol al fa la pianata, ma miga ’l coèrćIl diavolo insegna a far le pentole, ma non i coperchi — cioè per quanto i malvagi siano astuti non sempre riescono a coprire le loro frodi.
Ol mond al völ vès inganàtIl mondo vuol essere ingannato — perciò Il mondo è di chi lo sa canzonare. Mundus vult decipi, decipiatur. Fénelon, ne’ suoi Dialogues des morts, ha le seguenti sentenze: Les [p. 27 modifica]peuples ont besoin d’être trompés; la vérité est faible auprès d’eux; le mensonge est tout puissant sur leur esprit (Dialogue XXVII).
Per öna olta s’ghe la fa ac a sò paderPer una volta si inganna anche il proprio padre — cioè per una volta si può accoccarla anche a chi ci conosce meglio, ai più avveduti.
Stó mond l’è pié de ’ngagnQuesto mondo è pieno d’inganni — E’ c’è più trappole che topi, più insidie e inganni che persone da insidiare.