Quando il mel de' lor concenti
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VI
per lo medesimo duca di savoja
difensore della provenza.
Quando il mel de’ lor concenti
Presso Dirce i gran Poeti
Dior per oro lusinghieri
Disser sol, come possenti
Furo i Greci infra gli Atleti,
O veloci in su i destrieri.
Non cur' io sì basso vanto,
Che se Dedalo m'impenna
Di cader non ho temenza;
Carlo, i fulmini tuoi canto
Infra l’Alpi di Gebenna,
E sull’onde di Durenza.
Se d’Italia ogni antro oscuro
Per ornar tuoi regj affanni
Stancherà più d'una incude,
Dall’obblio non sei sicuro;
Perocché di vincer gli anni
Vil martel non ha virtudo.
Ma la falce empia mortale,
Che immortai valor disdegna,
Sa schernir mio nobil verso;
Che se al piè gli metto l’ale,
Come Clio dolce m'insegna,
Vola ognor per l'Universo.
D'Amedeo l'inclita gloria
Là di Rodi in su sull'arene
Venia scura al Mondo omai;
Ma rifulse sua memoria,
Quando al fonte d’Ippocrene
Dolcemente io la lavai.
Del qual Re per certo panni
Per cammin di lunga etato
Che non sei l'erede in vano;
Così forte hai cinto l’armi
Contro all’alme scellerate
Per la fé del Vaticano,
Ciascun'alma vincitrice
Di mio stil non degnerei,
Sol ne' turbini funesti
Quella spada appai felice,
Per cui s’ergono trofei
Cari al guardo de' Celesti,
Quinci a te sacro mia lira,
Ricca ognor d'eterei suoni,
Onde è Clio nuova maestra;
Or tu dunque infiamma l'ira,
L’ira, ch’arma di gran tuoni
L’invincibile tua destra.