Puerili (Leopardi)/La tempesta
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LA TEMPESTA
Dal cavo speco, orribile
dei venti atra magione,
ove s'annida l'Affrico
e il Noto e l’Aquilone,
5cinto da tale orribile
turba alle navi infesta,
con piè furente e celere
già sbuca la tempesta.
Discende a lei su l'omero
10l'irto ceruleo crine
e bieca a mirar ponesi
le ondose acque marine.
Vede il tranquillo pelago
moversi gorgogliando
15ed aleggiare il Zeffiro
i suoi flutti increspando;
mira le navi placide
spinte d'amico vento;
solcar col rostro ferreo
20l'infido ampio elemento.
Invida, irata e torbida
il passo avverso arresta
e il crudo sdegno fervido
nel petto a lei si desta.
25Mirar non puote scorrere
tranquillamente l'onde,
ma vuol che la sconvolgano
procelle furibonde.
Gli austri il suo cenno ascoltano
30umili e ubbidienti
e contro de l'oceano
si scagliano furenti:
ecco d'intorno oscurasi
ottenebrato il cielo,
35e lo ricopre un torbido
atro funesto velo.
Striscia fra dense nuvole
il lampo e col fulgore
veloce il cielo illumina
40e inspira alto terrore.
Dai sommi poli eterei
il tuono strepitoso
muggisce con orrisono
fragore spaventoso;
45per il sulfureo folgore
ardere il ciel giá sembra;
e ognuno ha fredde e gelide
le palpitanti membra.
Ma lo sconvolto pelago,
50alzando i suoi spumanti
flutti nembosi e torbidi,
assorbe i naviganti;
e poppa e prora vedonsi
infrante galleggiare
55e vele e sarte e gòmene
per l’oceáno errare.
I venti alfin s’acchetano
e la tempesta altèra,
torna mugghiando a chiudersi
60nella magion sua nera.