Postuma (1883)/LXIV
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LXIV.
DOPO LE NOZZE
- Iam pulcra quidem Diana,
- Iam Pleiades occiderunt,
- Iam nox media est et hora
- Iam praeterit: ipsa vero
- Ah! sola cubo misella!
- Sapho: Fragm. apud
- Ephest.
- Sapho: Fragm. apud
- Iam pulcra quidem Diana,
EL tuo fiume regal sulla fiorente
Riva natia, te bionda ed innocente
3E bella un dì mirai
Seguir bambina le farfalle al volo,
Ed io fanciullo disamato e solo
6Quel giorno t’invidiai.
Ma ti rividi. Alle bugiarde feste
Pensierosa salivi e fra le teste
9Chinate a te dintorno
Forse una fronte amica invan cercavi
E libero sol io fra tanti schiavi
12Ti compiansi quel giorno.
Quando invocata dagli amanti, in cielo
Spiega la notte l’ingemmato velo,
15Quando per ogni cosa
Un alito d’amor tepido vola,
Nel talamo regal forse tu sola
18Piangi negletta sposa.
Deh, quante volte forse, ignudo il petto,
Tu ti levasti sul tradito letto
21E l’orecchio tendendo
Ai notturni rumor – viene! – dicesti
― Ecco il suo passo! ― e sola ricadesti
24Sull’origlier piangendo!
Deh, quante volte forse alla stagione
In che sboccian le rose, al tuo balcone
27Vegliasti palpitando;
E la luna splendea come d’argento
E nella selva sussurrava il vento
30Tra le fronde aleggiando.
Teco forse pensavi: ― oh se potessi
Tra l’ombre anch’io vagar di quei recessi,
33Al braccio d’un amante!
Su quei fiori posar, presso quell’onde
E sentirmi baciar le treccie bionde
36Da una bocca tremante!
Deh, perchè lieta d’un natal modesto
Disposata non fui lunge da questo
39Talamo lacrimato
Dove ignota è d’amor la gioia pura,
Dove il bacio si pesa e si misura
42Colla ragion di stato!
T’amaron tutti un dì, fior del mio nome,
Ma del fiore che ier ci ornò le chiome
45Oggi chi si sovviene?
Povero fior che porti il nome mio,
Non senti tu venir l’estate? Anch’io
48Sento l’odio che viene. ―
Invan piangendo amor che t’abbandona
Sotto il peso fatal della corona
51Pieghi la fronte bianca,
Qual margherita che nel maggio ardente
China il pallido fior chiuso, morente,
54Poichè l’umor gli manca.
A’ tuoi servi pietà domandi invano:
Te calunnia ghignando il cortigiano,
57Te copre il vil di fango;
Sol io che libertà difendo e bramo,
Sposa e figlia di re t’odio, non t’amo,
60Ma donna ti compiango.