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Quanto importi, cosí a rispetto di popoli come a rispetto di prencipi, un regno abbondare d'oro e argento, e quanto beneficio causi, e che sia occasione potente di non fare commettere molti delitti, ancorché alcuni con loro capricci vogliano il contrario, non mi è parso discorrerlo al presente; e cosí ancora quanto danno apporti esserne povero: parendomi che da ognuno, se non distintamente, almeno in confuso s'intenda. Perciò, avendola per proposizione provata, e che coloro che tengono la contraria opinione debbano essere inviati in Anticira, si tratterá delle cause che ciò possano producere, le quali se divideno in due spezie, cioè naturale e accidentale. La naturale è di una sola maniera, cioè quando nelli regni vi sono miniere d'oro e argento; e, dove è questa causa, bisogna al prencipe fare diversa provisione nel suo regno da quella che faria si non vi fosse. Della quale non intendo trattare, per non esservi detta causa nel nostro Regno, né meno in tutta Italia, dove non si essercita altra miniera di detti metalli, fuorché in Saravez dal granduca di Toscana. Si tratterá dunque de le cause accidentali, per posser quelle applicare principalmente nel nostro Regno e in tutta l'Italia, acciò, data comparazione di cose simili e opposite, nelli medesimi accidenti si vegga meglio la veritá.
Il numero de' venditori sarà sempre maggiore in una nazione a misura che le fortune saranno distribuite con maggiore uguaglianza, e sopra un maggior numero. Vediamo in fatti che ne' paesi ove la sproporzjone delle ricchezze ci presenta il compassionevole contrasto della nuda affamata plebe, che dalle strade rimira l'orgoglioso fasto di alcuni pochi rigurgitanti di comodi e ricchezze, ivi scarsissimi sono i venditori di ogni merce tanto indigena che straniera, molti sono al paragone i compratori, e i prezzi talmente alti che pochissima esportazione posson fare agli esteri; l'annua riproduzione è ridotta stentatamente al necessario, la terra, su cui passeggiano uomini o avviliti o oppressori, mostra la sua faccia sterile e infeconda, tutto languisce e dorme aspettando o un Legislatore che voglia e possa, e sappia (combinazione fortunatissima!), o l'estremità dei mali, i quali sono i più funesti, ma forse gli unici precettori che persuadono con intima convinzione quale sia la strada della verità.
Quando le ricchezze della nazione sono costipate nelle mani di pochi, da quei pochi debbe il popolo ricevere l'alimento, e que' pochi venditori dispotici del prezzo obbligheranno la plebe a una stentata dipendenza. I pochi magnati, arbitri d'ingojare colle loro ricchezze ogni classe di merce cagioneranno in questo Stato frequenti monipolj e frequenti carestie artificiali. Nessuna abbondanza, nessuna libertà civile troverassi presso di quella nazione; il Commercio vi sarà sconosciuto e l'agricoltura vi sarà negletta.
Esser vero che si può commerciare senza una compra per rivendere, come si può commerciare colla medesima. Quindi ne sorgono due maniere di commercio. La prima dir si può civile ed immediata; e l'altra mercantile e mediata. La prima riceve il nome generico di contrattazione, senza che ivi si ponga mente per qual modo il possessore abbia acquistato la cosa da lui venduta. La seconda riceve il nome di mercatura nella quale il commercio vien fatto mediante compra colla destinazione e col fatto della rivendita. Da ciò si vede che la mercatura costituisce una specie particolare di commercio la quale si ravvisa dai modi speciali propri a lei. Diffatto il mercante è un intermediario fra i produttori e i consumatori. Se taluno comprasse per non rivendere non sarebbe più mercante ma mero acquirente. Se taluno smerciasse robba altrui non sarebbe mercante ma commissionario. Se taluno smerciasse roba propria non comprata per rivendere non sarebbe il mercante ma proprietario venditore. Il carattere dunque di intermediario a doppio cambio forma il distintivo proprio del mercante. Le funzioni del trasporto non sono che modi ossia mezzi pratici, coi quali si effettua la mercatura la quale con una mano acquista le cose godevoli e coll'altra le trasmette a chi le domanda. Se voi togliete una di queste funzioni voi togliete l'idea propria della mercatura. Essa quindi risulta dal concetto complesso di tutte queste funzioni destinate in intenzione e subordinate in effetto l'una all'altra.
Diocleziano fu in riputazione di grande amministratore. Egli diede all'Impero Romano, da lui diviso in quattro parti, un assetto amministrativo che somiglia per le forme alle monarchie le più fortemente accentrate dei giorni nostri. Introdusse l'adorazione della Maestà, la camuffò all'orientale; e dopo aver celebrato l'ultimo dei trionfi romani in Campidoglio, scese dal trono, e commise impassibilmente lo Stato all'ultimo stadio della sua decadenza.
Un giorno che, repulsi i barbari su tutto il confine, e assodate le relazioni esteriori, l'Augusto, co' suoi socj d'impero, potea volger l'animo tutto intero alla interna felicità dei suoi popoli, la sua attenzione fu chiamata a sè da un disordine che affliggeva tutte le provincie, e sembrava roderne fin nel midollo la vitale economia.
Mentre l’azienda pubblica parea docilmente comporsi a suon di legge, i prezzi delle cose correvano più che mai sregolati ed indocili, senza una moderazione che fosse lor posta, e il mercato era alla discrezione non soltanto delle stagioni (che passi ancora!), ma della cupidigia altresì, cupidigia insaziabile e senza misericordia di mercatanti ed incettatori. Nulla faceavi l’affluenza di alcune annate, o quella abituale di qualche fortunata provincia; a quando a quando, a certi ritorni sopratutto, l'ingordigia e la cupidità riescivano a tenere così potentemente la balìa dei prezzi, che questi non aveano più modo e misura, e il popolo n’era affamato, e l’imperiale erario esausto fino all’ultimo danaro.
Si è spesso insistito su di una notevole inferiorità economica della donna, che, cioè, essa non saprebbe mantenere se stessa. I cambiamenti della tecnica smentiscono quest'affermazione. Questa inferiorità c'è o non c'è, a seconda del variare delle esigenze della tecnica economica e della corrispondenza a queste esigenze dell'uno e dell'altro sesso. La quale corrispondenza, come si è detto, solo in parte è originaria, o naturale, perché fisiologica e psicologica, e in parte è invece artificiale, ovvero quale la vogliamo fare essere, mediante la distribuzione della cultura e la educazione che diamo all'uno e all'altro sesso.
La distribuzione dei sessi nelle varie professioni, o quella delle varie professioni tra i due sessi — che è dire l'istesso — può ritenersi che avvenga ognora in modo tale, che, concesso il tempo necessario occorrente per demolire gli ostacoli che frappongono al libero e rapido sostituirsi dei sessi nelle varie professioni le leggi, i costumi, le credenze religiose, i pregiudizi, i canoni di pseudo–scienze, i misoneismi, gl'interessi costituiti, e quelle mille altre barriere che rispecchiano gli elementi di un riparto precedente, e i residui di riparti ancora anteriori al precedente, la distribuzione, dico, dei sessi tra le varie professioni tende a essere ognora quella che si avrebbe se si volesse conseguire un massimo prodotto netto individuale.
È fatto costante che le arti le quali fanno guadagnare un maggior numero di salarj, sono quelle in cui i perfezionamenti furono portati più avanti. Si citò per esempio la filatura del cotone; dachè questa si fa col mezzo di grandi macchine e di motori ciechi, vi si occupa un numero maggiore di operaj, ed a pari gradi gli operaj vi sono meglio pagati. Si citò pure l'arte di moltiplicare le copie d'un libro, perchè la stamperia e le arti che ne dipendono occupano molto più persone che prima di questa invenzione le copie manoscritte non ne occupassero.
Da che nasce questo effetto? Egli è che il basso prezzo favorisce la vendita. Si possono comprare dieci anne di stoffa in vece di una che si poteva comprare prima, e dieci volumi in vece di un solo manoscritto. Ed in qual modo i produttori hanno eglino i medesimi mezzi di comprare, sebbene i loro prodotti sieno ribassati di prezzo? Egli è perchè il ribasso de' prezzi è venuto non dall'essersi pagato un minor numero di salarj, ma dall'essersi ottenuto, grazie ai progressi delle scienze e delle arti, più prodotti pagando i medesimi salarj.
Il Sereniss. Gran Duca di Toscana, e per S. A. S. li molto Magnifici, e Clarissimi SS. Luogotenente, e Consiglieri suoi nella Rep. Fiorentina, Considerando la gran quantitá di moneta d'Argento, che da poco tempo in quà si è battuta in questa Zecca, e la grande scarsitá di essa, che di presente si trova in questa Cittá di Firenze, e in quella di Siena, e nel resto delli stati di S. Al. e dubitando, che in fra l'altre cause ció proceda, perche molti, non sapendo la gravitá del delitto, e della pena impostali dalle leggi, e ordini, si mettino à fonder monete, per far lor lavori, e spenghino per tal via gran' quantitá di esse, in grave danno dell'universale, e dell'Arti della Lana, e Seta particularmente che havendo difficultá di danari, non possono lavorar gagliardamente, coma richiede il bisogno della Città, e de poveri, e con perdere, e mandar male la spesa, che ci vá in fabricar dette monete, e etiam con ingiuria del Principe stesso, del quale portano l'impronta.
Onde volendo a tal disordine, e altri come sotto, per quanto si può, provedere, rinovando le prohibitioni antiche, fanno publicamente bandire, notificare, e espressamente comandare à tutti.
Il numero de' venditori sarà sempre maggiore in una nazione a misura che le fortune saranno distribuite con maggiore uguaglianza, e sopra un maggior numero. Vediamo in fatti che ne' paesi ove la sproporzjone delle ricchezze ci presenta il compassionevole contrasto della nuda affamata plebe, che dalle strade rimira l'orgoglioso fasto di alcuni pochi rigurgitanti di comodi e ricchezze, ivi scarsissimi sono i venditori di ogni merce tanto indigena che straniera, molti sono al paragone i compratori, e i prezzi talmente alti che pochissima esportazione posson fare agli esteri; l'annua riproduzione è ridotta stentatamente al necessario, la terra, su cui passeggiano uomini o avviliti o oppressori, mostra la sua faccia sterile e infeconda, tutto languisce e dorme aspettando o un Legislatore che voglia e possa, e sappia (combinazione fortunatissima!), o l'estremità dei mali, i quali sono i più funesti, ma forse gli unici precettori che persuadono con intima convinzione quale sia la strada della verità.
Quando le ricchezze della nazione sono costipate nelle mani di pochi, da quei pochi debbe il popolo ricevere l'alimento, e que' pochi venditori dispotici del prezzo obbligheranno la plebe a una stentata dipendenza. I pochi magnati, arbitri d'ingojare colle loro ricchezze ogni classe di merce cagioneranno in questo Stato frequenti monipolj e frequenti carestie artificiali. Nessuna abbondanza, nessuna libertà civile troverassi presso di quella nazione; il Commercio vi sarà sconosciuto e l'agricoltura vi sarà negletta.