Poesie varie (Maffei)/IV. Nell'anno 1700, poco prima della morte del re di Spagna

IV. Nell'anno 1700, poco prima della morte del re di Spagna

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IV. Nell'anno 1700, poco prima della morte del re di Spagna
III. Per la morte del Principe di Baviera V. A istanza de la Colonia Arcadica di Napoli nel 1703

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IV

Nell’anno 1700,

poco prima della morte del re di Spagna.

     Italia, Italia, e pur ancor ti miro
d’ogni pensier, d’ogni travaglio sciolta
in lento sonno avvolta.
Come non odi i colpi spessi, e come
di chi fabrica, o vii, le tue catene?
Non vedi quante destre omai s’apriro,
e con crudel desiro
stendonsi giá per afferrar tue chiome?
Ma forse tu, come a’ piú folli avviene,
pur nutrendo la spene,
ne la grandezza del tuo nome hai fede,
altera piú che il tuo poter non chiede.
     Fors’anco negli amari giorni speri
servir solo di scena agli altrui mali;
ma come allor ch’eguali
d’ira e di forza ad investir si vanno
Austro e Aquilon sopra del mar pugnando
per l’impero de l’aria, i flutti alteri
campo ai venti guerrieri
ne van squarciati e ’n lor si volge il danno
de le contese altrui, così allor quando
morte e terror versando
verran tant’armi nel tuo seno esangue
d’altri sará la pugna e tuo Ila ’l sangue.
     Mille contra di te nel tempo istesso
per mani opposte voleran saette
da fier desio dirette;

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che se l’imper si mal stringesti, al fine
non otterrai pur di servir sicuro,
e dopo tanto mondo in ceppi oppresso,
né pur ti fia concesso
d’esser codarda in pace. E quai ruine
temi piú gravi, se a tentar ventura
volgessi mai tua cura?
Se ne l’opra cader figli vedrai,
cosi bello il morir non fu giá mai.
     Men da bramarsi è questa luce, io ’l giuro
per l’ombre illustri degli eroi che in seno
a Canne e al Trasimeno
l’alme di libertá liete versaro.
E voi, falsi nepoti, ancor temete?
Ah gittate que’ brandi ed in sicuro
attendete, ch’oscuro
fabro formi in catene il vostro acciaro.
E voi che in sen prische faville avete,
perché altrove volgete?
Ecco, guida mancando al bel desire,
a vender van la lor virtude e l’ire.
     Che s’indugia a compor le opposte voglie?
In periglio comun l’odio s’oblia.
Non è, non è la ria
tempesta lungi; io veggio, o cieli, io veggio
tramontar l’astro onde il seren s’avviva
de l’aer tranquillo; e qual turbin si scioglie?
Quanta notte ci toglie
il dolce lume? A cui soccorso io chieggio?
L’un l’altro accusa e a Luna e a l’altra riva
il nembo intanto arriva,
e questa e quella in un sol fato involve.
Cosi certo ha ’l perir chi non risolve.
     Ma qual émpito d’armi avventar l’Orse?
Per inalzarci insuperabil mura
s’adoprò invan natura.

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Chi corre al varco? Ma s’alcun non muove,
muovasi l’Apennino e tutto vada
a sopraporsi a l’Alpi. Ahi giá trascorse,
poiché alcun non v’accorse,
veggio le schiere minacciar la pruove.
Strette insieme le ninfe altra contrada
cercan per dubbia strada;
s’asconde Pan negli antri ed il bifolco
fugge al gran suono ed interrompe il solco.
     Pallida intanto e palpitante osserva
il doppio nembo la gran donna; accesa
vede l’aspra contesa,
vede sua morte in ogni colpo e vede
lassa ch’ogni vittoria è sua sconfitta,
giá che ’l suo strazio al vincitor si serva.
Cosi s’avvien che ferva
tra due belve la pugna, a cui mercede
agnella fia, giá dal timor trafitta
sta mirando l’afflitta,
né piú per l’una che per l’altra pende,
ché da l’una e da l’altra i morsi attende.
     Or perché tanti voti?
Perché il fin del pugnar chiede e desia?
Dirassi pace e servitú pur fia.