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286 poesie varie


che se l’imper si mal stringesti, al fine
non otterrai pur di servir sicuro,
e dopo tanto mondo in ceppi oppresso,
né pur ti fia concesso
d’esser codarda in pace. E quai ruine
temi piú gravi, se a tentar ventura
volgessi mai tua cura?
Se ne l’opra cader figli vedrai,
cosi bello il morir non fu giá mai.
     Men da bramarsi è questa luce, io ’l giuro
per l’ombre illustri degli eroi che in seno
a Canne e al Trasimeno
l’alme di libertá liete versaro.
E voi, falsi nepoti, ancor temete?
Ah gittate que’ brandi ed in sicuro
attendete, ch’oscuro
fabro formi in catene il vostro acciaro.
E voi che in sen prische faville avete,
perché altrove volgete?
Ecco, guida mancando al bel desire,
a vender van la lor virtude e l’ire.
     Che s’indugia a compor le opposte voglie?
In periglio comun l’odio s’oblia.
Non è, non è la ria
tempesta lungi; io veggio, o cieli, io veggio
tramontar l’astro onde il seren s’avviva
de l’aer tranquillo; e qual turbin si scioglie?
Quanta notte ci toglie
il dolce lume? A cui soccorso io chieggio?
L’un l’altro accusa e a Luna e a l’altra riva
il nembo intanto arriva,
e questa e quella in un sol fato involve.
Cosi certo ha ’l perir chi non risolve.
     Ma qual émpito d’armi avventar l’Orse?
Per inalzarci insuperabil mura
s’adoprò invan natura.