Poesie scelte (Pontano)/Tumulo della sorella Pentesilea

Tumulo della sorella Pentesilea

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Giovanni Pontano - Poesie scelte (1874)
Traduzione dal latino di Pietro Ardito (1874)
Tumulo della sorella Pentesilea
La madre Arianna Pianto sullo Storno
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Tumulo della sorella Pentesilea


Parla il fratello Pontano.


Te settenne, o sorella, il rio destino
Al gramo genitore ohimè rapia,
Mentre in cuna io poppava ancor bambino!3

La tua morte ignorai, sorella mia,
Ma i consueti baci e del tuo viso
Chiedendo i noti vezzi io ti venia.6

E spesso il seno, i giuochi, ed in te fiso
Cercava il suono dei tuoi cari accenti,
E i dolci modi e il tenero sorriso.9

Spesso lagrime sparsi, e di lamenti
Quand’eri lungi l’aria risuonava,
E ancor nei sogni t’invocai soventi.12

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E risi al tuo venire, e poi tornava
Triste se dipartire io ti vedea,
Nè il sen poppare pel dolor curava.15

Ed ecco la tua voce a me fingea
La balia accorta, e al sen tornando, appieno
Con ansïose labbra io lo suggea.18

Quando scendevi del sepolcro in seno
Er’io bambino, or del fratello avrai
Il carme sepolcrale e il pianto almeno.21

Spargi nardi, o garzone, e viole assai:
D’incenso e mirra odori il rogo pio;
Tu del fratello accetta il pianto e i lai,24

Addio, Pentesilea, per sempre addio1.

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Tumulus Penthesileae sororis


Pontanus frater loquitur.


Septennem te fata, soror, rapuere parenti
Dum tener in cunis ubere matris alor.


Non sensi tua fata, tamen consueta petebam
Oscula, consuetos blanda per ora modos.


Saepe sinum, dulceisque iocos, tenerosque cachinnos,
Et vultum, et gratis illita verba sonis.


Saepe etiam lacrymis, quod abes et voce querebar,
In somnis etiam saepe petita mihi.

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Et risi quod ades, flevi quod abire parabas,
Uberaque ex ipso reppulit ore dolor.


Senserat hoc nutrix, fingit vocem ipsa sororis:
Admovi repetens ubera ad ora mihi.


Non potui, soror, in cunis praestare sepultae,
Nunc titulum et lacrymas, verbaque fratris habe.


Sparge, puer, viola tumulum: diffundite nardum,
Fumet odorato myrraque thusque rogo.


Accipeque et lacrymas fratris, soror, accipe questus,
Atque etiam, atque etiam, Penthesilea, vale.



Note

  1. Dai libri Tumulorum.