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Tumulo della sorella Pentesilea
Parla il fratello Pontano.
Te settenne, o sorella, il rio destino
Al gramo genitore ohimè rapia,
Mentre in cuna io poppava ancor bambino!3
La tua morte ignorai, sorella mia,
Ma i consueti baci e del tuo viso
Chiedendo i noti vezzi io ti venia.6
E spesso il seno, i giuochi, ed in te fiso
Cercava il suono dei tuoi cari accenti,
E i dolci modi e il tenero sorriso.9
Spesso lagrime sparsi, e di lamenti
Quand’eri lungi l’aria risuonava,
E ancor nei sogni t’invocai soventi.12
Tumulus Penthesileae sororis
Pontanus frater loquitur.
Septennem te fata, soror, rapuere parenti
Dum tener in cunis ubere matris alor.
Non sensi tua fata, tamen consueta petebam
Oscula, consuetos blanda per ora modos.
Saepe sinum, dulceisque iocos, tenerosque cachinnos,
Et vultum, et gratis illita verba sonis.
Saepe etiam lacrymis, quod abes et voce querebar,
In somnis etiam saepe petita mihi.
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