Poesie greche/Prefazione
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Ho tradotto i poeti greci, che sono in questo libro, ad uso degli studiosi. La lettura di una storia letteraria greca sarebbe non altro che una grave mora di nomi, se non fosse accompagnata da qualche saggio degli autori nominati. E di tali saggi appunto o interi o nei frammenti rimasti nei Poetae lyrici graeci del Bergk o nell’Antologia d’epigrammi del Jacobs od in altre edizioni ho raccolto quanti più e quanto migliori ho stimato, traducendoli, nella massima parte per la prima volta, con quella diligenza, che per me si è potuta maggiore, non senza usare, specie nei componimenti rimati, alcune libertà, concesse e necessarie ai traduttori, obbligati a dar forma a concetti espressi in altre lingue. Precede un poemetto sull’Ellade, ove tratteggio la vita greca nei diversi suoi aspetti, per offrirla, come in un quadro, alla fantasia dei lettori, prima che essi leggano le poesie greche seguenti. Il dare poi in queste, come tanti più o meno lunghi modelli di forma classica, benchè in veste italiana, non sarà inutile, spero, almeno ai giovani, oggi che ancora si va in cerca e si discute caldamente da tutti della nuova forma da dare, dopo tanti secoli e tante letterature, al moderno pensiero cresciuto di forza e di ardimento. Sarà, se mi si permette il paragone, come il cercare nelle statue e pitture antiche alcuni disegni, alcuni profili per ornare nuovi soggetti, come fanno i cultori delle arti plastiche. Il meglio sarebbe agli studiosi di leggere queste poesie nel testo, ma ben pochi sono quelli, che le intendono pienamente o senza stento, per la difficoltà della lingua ed anche dei dialetti. In quanto a me considerando la gravità del lavoro, devo pregare gl’intendenti a farmi valere il lungo studio e il grande amore. Da loro spero venia e conforto; dei nemici dei classici o degli scioletti, i quali disprezzeranno questi componimenti, anche perchè molti frammentarii, benchè sempre ingegnosi ed arguti, non curo, perchè direi loro, se mi censurassero:
- O voi che siete in piccioletta barca...
- Tornate a riveder li vostri liti,
- Non vi mettete in pelago...
Valga quest’aura di antica e schietta poesia a dileguare o a diradare alquanto i vapori più o meno torbidi della poesia odierna fluttuante fra l’imitazione dei classici e quella degli stranieri, esagerata, contorta, oscura, zoppicante in cerca di nuove forme.