Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Per le nozze del signor conte Petrucci piacentino colla signora marchesa Belisomi di Pavia

Per le nozze del signor conte Petrucci piacentino colla signora marchesa Belisomi di Pavia

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Per le nozze del signor conte Petrucci piacentino colla signora marchesa Belisomi di Pavia
Nell'occasione delle nozze del nobile signor conte Alberto Pompei e della nobile signora contessa Teodora Lisca Per le nozze del marchese Belcredi di Pavia colla marchesa Rosales di Milano

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PER LE NOZZE DEL SIGNOR

CONTE PETRUCCI PIACENTINO

COLLA SIGNORA

MARCHESA BELISOMI DI PAVIA


CANZONE1


Se alla Città cui rapido
     Scorre Ticino al piede
     D’accenti lusinghevoli
     4Un dolce suon vi chiede,

Perchè di colà volgere,
     O versi miei, temete,
     E le vostr’ali a sciogliere
     8Lenti e ritrosi or siete?

Eppur fra plausi fervidi
     Di prodi eletti Vati
     Già di trattar quell’aere
     12Foste altre volte usati;

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E intorno a più d’un arbore
     Lungo quel fiume istesso
     Qual nome non ignobile
     16Crebbe il mio nome impresso:

Quanto là gir festevoli
     Dovreste or che sì bella
     S’offre cagion di tessere
     20Lodi a gentil Donzella?

Donzella in cui le grazie,
     Che mai corporeo velo
     Ad abbellir scendessero,
     24Tutte versate ha il cielo.

Ma voi temete, veggiolo,
     Miei versi, a quelle sponde
     Forse il dolore accrescere
     28Poich’ella muove altronde;

Acerba cosa sembravi
     Il rammentare un bene,
     Che da lor parte, e recasi
     32Ad altro suol da Imene.

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O Re degli altri, o turgido
     Fiume, che t’apri altero
     Per tante e tante fertili
     36Campagne al mar sentiero,

A te dunque non bastano
     Gl’immensi pregi tuoi
     Che di beltà sì amabile
     40Anco arricchir ti vuoi?

Dunque?... ma no: sì nobile
     Dono per man di Amore
     S’abbia il Garzon, delizia
     44Di tue contrade e onore.

Ben dal tuo orgoglio, o Eridano,
     Cessar in parte or devi
     In rimirar la gloria
     48Che dal Ticin ricevi;

Così allorchè la tacita
     Umida notte imbruna,
     Se sparge i campi eterei
     52Di bel chiaror la Luna,

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I vivi raggi argentei
     Ch’ella diffonde, sono
     Tutti del sempre fulgido
     56Astro del giorno un dono.

Forse i tuoi merli piaceti
     Vantar, vantar gli onori
     Onde ogni piaggia è celebre
     60Che tu passando irrori?

Mille pur egli annovera
     Immortal fatti egregi,
     E belliche vittorie,
     64E imprigionati Regi.

E quai ne puote Italia
     Mostrar famose rive
     Che più di allor frondeggino;
     68Più di palladie olive?

Ov’è che più si veggiano
     Splender sublimi e conti
     Genj possenti a schiudere
     72D’ogni saper le fonti?

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Che s’or dagli alti scendere
     Aman più arcani e gravi
     Studj d’Urania, e volgersi
     76A’ bei canti soavi.

Oh come esperti s’odono
     Da cetra armonïosa
     Inni vibrando estollere
     80L’alma novella Sposa?

Ma tu frattanto in doglia
     Colei, dolce tua cura,
     Vedi, o Tesin, le patrie
     84Lasciar auguste mura;

Sappi però che d’essere
     Non cesserà un istante
     Qual fin dagli anni teneri
     88Fu di te sempre amante.

  1. [p. 231 modifica]Gregorio Fontana, celebre professore di matematica sublime nella università di Pavia, mosse la cetra di Lesbia per queste nozze col seguente cortese invito: [p. 232 modifica]

    Ecco, Lesbia immortal, ecco l’obbietto
         Degno de’ versi tuoi, degno di quella
         Tua nobil cetra, al cui concento eletto,
         Qual già d’Orfeo, tutto s’avviva e abbella.
    Questa leggiadra, amabile donzella,
         Cui toglie invido Imene al patrio tetto,
         Vè come splende vezzosetta e bella
         Di virgineo pudor, di casto affetto.
    Tocca, Lesbia, le corde, e i pregi e il raro
         Merto di lei fa risonar col canto,
         Che i nomi eterna, e vince il tempo avaro.
    Da lor, tocche poc’anzi, oh quale, oh quanto
         Sull’amico piangendo estinto e caro,
         Sapesti trar divin, magico incanto!