Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Per le nozze del signor conte Petrucci piacentino colla signora marchesa Belisomi di Pavia
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PER LE NOZZE DEL SIGNOR
CONTE PETRUCCI PIACENTINO
COLLA SIGNORA
MARCHESA BELISOMI DI PAVIA
CANZONE1
Se alla Città cui rapido
Scorre Ticino al piede
D’accenti lusinghevoli
4Un dolce suon vi chiede,
Perchè di colà volgere,
O versi miei, temete,
E le vostr’ali a sciogliere
8Lenti e ritrosi or siete?
Eppur fra plausi fervidi
Di prodi eletti Vati
Già di trattar quell’aere
12Foste altre volte usati;
E intorno a più d’un arbore
Lungo quel fiume istesso
Qual nome non ignobile
16Crebbe il mio nome impresso:
Quanto là gir festevoli
Dovreste or che sì bella
S’offre cagion di tessere
20Lodi a gentil Donzella?
Donzella in cui le grazie,
Che mai corporeo velo
Ad abbellir scendessero,
24Tutte versate ha il cielo.
Ma voi temete, veggiolo,
Miei versi, a quelle sponde
Forse il dolore accrescere
28Poich’ella muove altronde;
Acerba cosa sembravi
Il rammentare un bene,
Che da lor parte, e recasi
32Ad altro suol da Imene.
O Re degli altri, o turgido
Fiume, che t’apri altero
Per tante e tante fertili
36Campagne al mar sentiero,
A te dunque non bastano
Gl’immensi pregi tuoi
Che di beltà sì amabile
40Anco arricchir ti vuoi?
Dunque?... ma no: sì nobile
Dono per man di Amore
S’abbia il Garzon, delizia
44Di tue contrade e onore.
Ben dal tuo orgoglio, o Eridano,
Cessar in parte or devi
In rimirar la gloria
48Che dal Ticin ricevi;
Così allorchè la tacita
Umida notte imbruna,
Se sparge i campi eterei
52Di bel chiaror la Luna,
I vivi raggi argentei
Ch’ella diffonde, sono
Tutti del sempre fulgido
56Astro del giorno un dono.
Forse i tuoi merli piaceti
Vantar, vantar gli onori
Onde ogni piaggia è celebre
60Che tu passando irrori?
Mille pur egli annovera
Immortal fatti egregi,
E belliche vittorie,
64E imprigionati Regi.
E quai ne puote Italia
Mostrar famose rive
Che più di allor frondeggino;
68Più di palladie olive?
Ov’è che più si veggiano
Splender sublimi e conti
Genj possenti a schiudere
72D’ogni saper le fonti?
Che s’or dagli alti scendere
Aman più arcani e gravi
Studj d’Urania, e volgersi
76A’ bei canti soavi.
Oh come esperti s’odono
Da cetra armonïosa
Inni vibrando estollere
80L’alma novella Sposa?
Ma tu frattanto in doglia
Colei, dolce tua cura,
Vedi, o Tesin, le patrie
84Lasciar auguste mura;
Sappi però che d’essere
Non cesserà un istante
Qual fin dagli anni teneri
88Fu di te sempre amante.
- ↑ [p. 231 modifica]Gregorio Fontana, celebre professore di matematica sublime nella università di Pavia, mosse la cetra di Lesbia per queste nozze col seguente cortese invito: [p. 232 modifica]
Ecco, Lesbia immortal, ecco l’obbietto
Degno de’ versi tuoi, degno di quella
Tua nobil cetra, al cui concento eletto,
Qual già d’Orfeo, tutto s’avviva e abbella.
Questa leggiadra, amabile donzella,
Cui toglie invido Imene al patrio tetto,
Vè come splende vezzosetta e bella
Di virgineo pudor, di casto affetto.
Tocca, Lesbia, le corde, e i pregi e il raro
Merto di lei fa risonar col canto,
Che i nomi eterna, e vince il tempo avaro.
Da lor, tocche poc’anzi, oh quale, oh quanto
Sull’amico piangendo estinto e caro,
Sapesti trar divin, magico incanto!