Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/In Verona allo stesso

In Verona allo stesso

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Allo stesso dalla campagna de' conti Pompei Sopra alcune pitture delle quali è ornato il palazzo del conte Alberto Pompei a Ilasi

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IN VERONA

ALLO STESSO


CANZONE


Qualor ti ascolto, o nobile
     Di queste piagge onore,
     Molcer di carmi l’aure,
     Come li detta amore,

E di colei che accendeti
     Cantar gli occhi, le gote,
     I labbri, il collo eburneo
     Con sì soavi note,

Che il dolce usignol tenero
     Ad invidiar non hai,
     Ch’entro selvetta tacita
     Sfoga gli antichi lai.

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E che pur veggio immobile
     Più d’aspra selce e dura,
     Fille, l’ingrata Fillide
     Che il tuo dolor non cura,

Io grido allor, coll’umile
     Ignobil canto mio
     Di rattener chi fuggemi
     Come sperar poss’io?

Come cantando io misera
     Potrò impetrar pietade
     Se i carmi non l’ottennero
     Di sì leggiadro Vate?

Tu se non puoi mia cetera
     Recar conforto al duolo,
     Vanne istrumento inutile
     Vanne negletta al suolo.

Assai queste de l’Adige
     Rive mi udir dolente
     Con tronche voci e gemiti
     Chiamar chi me non sente.

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Rive care a le Grazie,
     Care agli amor perdono
     Se di mie note flebili
     Stancarvi osai col suono.

Or mi richiama l’invido
     Fato da voi lontano;
     Ahi lassa! i dì che fuggono
     Frenar si tenta invano.

Mesta me avran le patrie
     Contrade, e il nome anch’esse
     Mi udran di lui ripetere
     Che di dolor mi oppresse;

Ma sempre e preci e lagrime
     Disprezzerà il crudele
     Solo godrà rispondere
     Eco alle mie querele.