Poesie (Fantoni)/Notti/III. In morte d'un bastardo

III. In morte d'un bastardo

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III. In morte d'un bastardo
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III

In morte d’un bastardo

(1783)

1
     Pallido figlio della colpa, esangue
frutto infelice di un funesto amore,
che la pena con te porti nel sangue
del delitto fatal del genitore,
perdona al mio dolor, perdona, oh Dio!
se ti diede la morte il fallo mio.
2
     Chi ti diede la vita? Ahi! che la sorte,
punitrice de’ rei, cangiò d’aspetto,
e, ministra di lei, scese la morte
a rinfacciarmi un sconsigliato affetto:
la vidi e piansi; ella guatommi e rise,
e su le membra tue lenta s’assise.
3
     Corsi tremante ad abbracciarti, invano
tentando oppormi al minacciato danno;
stesi tre volte la pietosa mano
credula, ahi troppo! del bramato inganno,
mentre sciolta dal fral corporeo velo
forse l’anima tua ridea dal cielo.
4
     Avaro gel la tarda man mi strinse,
che dell’inganno allor stolta si accorse;
sul caro busto, ove il dolor mi spinse,
immobil caddi e di mia vita in forse,
ed, indistinto nel comun periglio,
vi fu chi pianse il genitor col figlio.

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5
     Invan la mesta genitrice, invano
la sbigottita tenera famiglia
dal freddo tronco mi guidar lontano,
con dolci preghi e lacrimose ciglia;
lungi da te, la muta soglia come
stringessi ancora, io ti chiamava a nome.
6
     Ahi! da quel giorno di perduta pace,
d’amaro pianto il mesto cor si pasce,
e nel mio pianto la memoria edace
de’ languenti miei di muore e rinasce,
e parmi innanzi agli occhi ognor presente
il tradito da me figlio innocente.
7
     Senza il mio fallo la giustizia eterna
avrebbe il colpo, che vibrò, sospeso,
e la doglia feral, che mi governa,
un mesto padre non avrebbe offeso;
tu vivresti... io vivrei; ché, di te privo,
crede il mondo ch’io viva, e piú non vivo.
8
     Ma stolto! è ver che tu chiudesti al giorno
l’ignare ciglia e mi lasciasti solo,
ma pien d’insidie è questo reo soggiorno,
da cui spiegasti fortunato il volo:
non v’alberga che il duolo, il pianto e il lento
avaro inesorabil pentimento.
9
     Dove tu sei, caro a Colui che regna,
vivi e ti bèi nei sommi pregi sui;
candida pace e caritá t’insegna
ad amar gli altri e a contemplarli in lui:
sono del mondo insidiosi i vezzi,
sotto nome mentito, onte e disprezzi.

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10
     Tremendo Iddio, se al mio fallir pietoso
posso sperarti e se col pianto a pieno
lavar le macchie, onde trovar riposo
insiem col figlio alla tua gloria in seno,
a te mi chiama, e fra l’alate squadre
m’addita il figlio e riconosca il padre.