Poesie (Fantoni)/Notti/II. Alla tomba di Antonio di Gennaro...
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II
Labindo alla tomba di Antonio di Gennaro
duca di Belforte
1
Urna sacra al mio duol, sacra al riposo
di un antico fedel, ti veggo alfine?
Per te lasciai del Viracelo ombroso
l’ozio tranquillo e le foreste alpine,
e, per rendere al saggio i mesti onori,
peregrine recai lagrime e fiori.
2
Aimè! ch’ei cadde, ed io non fui presente
della morte del giusto al grande esempio!
Fra il comun pianto nol seguii dolente
col fido Silva e con gli amici al tempio;
pria d’adagiarlo nella tomba, al mio
sen non lo strinsi e non gli dissi addio.
3
O tu, che sola del mio duol qui sei
muta compagna nella notte bruna,
e per cieco sentiero ai passi miei
fosti guida fedel, pietosa luna,
fa’ ch’io schiuda l’avel, fa’ ch’io lo scopra,
né celarti fra l’ombre in mezzo all’opra.
4
Salgo su l’urna... giá m’incurvo e tento
il sasso immane, che ne vieta il varco;
scosso lo spingo, lo sollevo a stento,
m’oppongo audace al ricadente incarco;
l’urto... egli cade... al colpo il suol rimbomba,
e tutta ai sguardi miei s’offre la tomba.
5
Ma ov’è Belforte? nell’error profondo
di quest’urna fatale, io nol ravviso
dell’oscura giacer vorago al fondo!
Che in vita fosse dal mio sen diviso
dunque non ti bastò, barbara sorte,
che me l’involi ancor dopo la morte?
6
Invan lo tenti. La maligna soglia
varcherò della fossa tenebrosa,
e, brancolando, cercherò la spoglia
gelida e cara, ove tu l’abbia ascosa.
Ma, oh Dio, qual voce! qual fragore orrendo!..
Santa amistá, tu mi proteggi... io scendo...
7
Veggo... ah! si veggo uno colá che dorme
profondo sonno, in bianco lino avvolto!
ma non ritrovo nel sembiante informe
i noti segni dell’amato volto!
Gli occhi son scarni e livido marciume
copre la bocca di gementi spume!
8
Dimmi: sei quello di cui vado in traccia,
a me si caro, alla tua patria, al mondo?
Rispondimi, crudel: fra queste braccia,
senti, io ti stringo, e del mio pianto inondo.
Ti celi invan; ti riconobbi; ah! porgi
la destra a me, prendi un amplesso e sorgi.
9
Sorgi, cantor di Mergellina, invitto
nella pietá, gloria e splendor de’ tuoi;
ritorna in riva del Sebeto afflitto,
o miglior degli amici e degli eroi.
Ma con chi parlo? Deila morte il gelo
regna in quel corpo!... Eh, che Belforte è in cielo!
10
Verrò, in’attendi; l’amorose piume
spiegherá l’alma mia per ritrovarti;
rispettoso e tremante, in faccia al Nume
verrò, di cui sei pieno, ad abbracciarti:
tu allor cercando in me l’amico, ed io
cercando in te, ci troveremo in Dio.