Poesie (Eminescu)/XXII. Venere e la Madonna

XXII. Venere e la Madonna

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
XXII. Venere e la Madonna
XXI. Solitudine XXIII. Malinconia
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XXII.

VENERE E LA MADONNA.


Ideale perduto nella notte di un mondo svanito
che pensava in leggenda e parlava in poesia,
oh ti vedo, ti ascolto, ti penso giovine e dolce parvenza
di un cielo con altre stelle, altri paradisi e altri dei;

5O Venere, o marmo caldo, occhio di pietra sfavillante,
braccio morbido come il pensiero di un imperatore poeta,
tu fosti l’apoteosi della bellezza della donna,
di colei che oggi ancora sempre bella riveggo.

Raffaello, perduto in sogni come quelli di una notte stellata,
10spirito inebbriato di luce e d’eterna primavera,
ti vide!... e sognò il paradiso, ove in giardini imbalsamati
ti vide seder regina tra gli angeli del cielo.

E sulla nuda tela creò la Venere-Madonna
con diadema di stelle, con dolce sorriso di vergine,
15con viso pallido tra raggi d’oro, angiolo ma donna,
poi che la donna è il modello degli angioli del Cielo.

Simile a lui io, perduto nella notte di un sogno di poesia,
ti vidi, o donna di pietra, senz’anima, senza vita,
e di te feci un angelo mite come un giorno sereno,
20quando nella vita tenebrosa arride un raggio di speranza.

Vidi il tuo volto pallido di un’ebbrezza malata,
le labbra tue livide pel morso della corruzione
e gittai su te, o crudele, il candido velo della poesia,
e al tuo pallore detti il fulgore della virtù.

25Detti al tuo volto i raggi che misteriosamente cingono
la fronte angelica del Genio, la fronte dell’Ideale,

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santa feci d’un demonio, di un suon di nacchere sinfonia,
e degli sguardi tuoi lubrici l’occhio dell’Aurora.

Ma oggi il velo cade, o indegna! Desta dai sogni vani,
30l’anima trasale al ghiaccio delle tue labbra,
e ti vedo demonio, mentre il morto amore
m’insegna a guardarti con freddo disprezzo!

Tu mi sembri baccante che abbia rubato con inganno
il verde mirto delle martiri da una fronte di vergine
35dallo spirito santo, puro, di preghiera,
mentre il tuo, di baccante, non è che spasmodico delirio.

Ahi che come Raffaello creò la Madonna-Venere
col suo diadema di stelle e il mite sorriso verginale,
io ho fatto una divinità di una pallida femmina
40dal cuore arido, freddo, dall’anima attossicata!

· · · · · · · · · · ·


Piangi, fanciulla? Con un tuo sguardo umido e umile
tu puoi ancora sconfìggere questo mio cuore ribelle,
ecco.... ti cado ai piedi e ti guardo negli occhi neri è profondi come il mare,
e bacio le tue mani, e ti chiedo se puoi perdonare!

45Asciugati gli occhi, non piangere, è stata
crudele e ingiusta l’accusa, è stata senza ragione,
ahimè che, anche se fossi demonio, sei santificata dall’amore
e io adoro questo demonio dai grandi occhi e dai capelli biondi!