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30 Eminescu


45E mi fa rabbia che il tempo
abbia il coraggio di trascorrere,
quando parlo sottovoce col mio amore,
la mano nella mano, la bocca sulla bocca.

XXII.

VENERE E LA MADONNA.


Ideale perduto nella notte di un mondo svanito
che pensava in leggenda e parlava in poesia,
oh ti vedo, ti ascolto, ti penso giovine e dolce parvenza
di un cielo con altre stelle, altri paradisi e altri dei;

5O Venere, o marmo caldo, occhio di pietra sfavillante,
braccio morbido come il pensiero di un imperatore poeta,
tu fosti l’apoteosi della bellezza della donna,
di colei che oggi ancora sempre bella riveggo.

Raffaello, perduto in sogni come quelli di una notte stellata,
10spirito inebbriato di luce e d’eterna primavera,
ti vide!... e sognò il paradiso, ove in giardini imbalsamati
ti vide seder regina tra gli angeli del cielo.

E sulla nuda tela creò la Venere-Madonna
con diadema di stelle, con dolce sorriso di vergine,
15con viso pallido tra raggi d’oro, angiolo ma donna,
poi che la donna è il modello degli angioli del Cielo.

Simile a lui io, perduto nella notte di un sogno di poesia,
ti vidi, o donna di pietra, senz’anima, senza vita,
e di te feci un angelo mite come un giorno sereno,
20quando nella vita tenebrosa arride un raggio di speranza.

Vidi il tuo volto pallido di un’ebbrezza malata,
le labbra tue livide pel morso della corruzione
e gittai su te, o crudele, il candido velo della poesia,
e al tuo pallore detti il fulgore della virtù.

25Detti al tuo volto i raggi che misteriosamente cingono
la fronte angelica del Genio, la fronte dell’Ideale,