Poesie (Eminescu)/IX. Ad un'artista

IX. Ad un’artista

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
IX. Ad un’artista
VIII. Viaggio al Regno dei sogni mattinali X. L’amore di un marmo
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IX.

AD UN’ARTISTA.


Qual de la notte la poesia
si confonde, s’insinua
nella tenebra profonda
con voce misteriosa, fioca, amara,
5tu, canzone in forma umana,
divinizzata dal fiorir dell’applauso,
m’apparisti, riempiendomi di desiderio il cuor.

Come gli zefiri susurrano
canzoni dolci come brividi
10quando tra fior di gelsomino
annegan l’anima loro;
così le note morenti
carezzevoli, pallide, lente
s’ergono a volo sotto la tua mano che trema,
15simili a dolci pensieri di poeta.

Ovver come la lira spezzata
risuona terribilmente
quando una mano gelata
rompe le corde in brividi;
20tal la tua mano che trema
suscita un canto di morte e di vita,
come la tempesta, che, nel rimettere,
desta, muggendo, l’idea del deserto.

25Sei tu la nota dispersa
del canto delle sfere,
che eterna, infinita
cantan gli angeli in coro?

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Sei la creatura armoniosa,
che pensò un Serafino,
30quando sulla lira melanconica
tentava la canzone divina?

Ahi che come il sogno si confonde
pallido, lieve, a poco a poco,
con un raggio di sole,
35che arde le ciglia degli occhi,
tu, canto fatto persona,
sparendo divinizzata,
rapisti l’animo mio nel vortice del desiderio.