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14 | Eminescu |
Sei la creatura armoniosa,
che pensò un Serafino,
30quando sulla lira melanconica
tentava la canzone divina?
Ahi che come il sogno si confonde
pallido, lieve, a poco a poco,
con un raggio di sole,
35che arde le ciglia degli occhi,
tu, canto fatto persona,
sparendo divinizzata,
rapisti l’animo mio nel vortice del desiderio.
X.
L’AMORE DI UN MARMO.
Le sue schiere scatena in un terrore di gelo
collo spirito in rovina un re d’Assiria,
come contro gli scogli rompe il dolor suo furente,
l'uragano che geme.
5Perchè non sono un re per scatenare il mio dolore,
perchè non sono Satana, perchè non sono Dio?
ch’io possa infrangere il mondo, che dilania in silenzio
il martoriato spirito mio?
Un leone rugge al deserto la ferocia sua furente,
10un oceano s’inebbria della danza dei venti,
persin le nuvole esprimono con tuoni il loro cupo dolore,
i loro pensieri di fuoco.
Io solo non ho a chi confidare il mio disperato dolore,
io solo non ho a chi confidare il mio folle amore:
15poi che il destino mi ha data la sorte amara
d’adorare una pietra.
Al morente la speranza, all’irato la vendetta,
al profeta la maledizione, alla fede Dio,
al suicida un’ombra che gli attenua la disperazione,
20a me nulla fu dato.