Poesie (Eminescu)/Appendice/XII (78). Doina
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XII (78).
DOINA.
Dalla Tisza al Nistro in pena
freme ogni anima romena:
traversar la Romania
non si può: chiudon la via
5gli stranieri. Insino al mare
dall’Hotin non si può andare.
Dalla Vatra alla Boiana
roso ha il tarlo l’avellana;
succhian sangue gli stranieri
10si che più non sei qual eri.
Su pel monte, giù a la valle,
lo stranier s’è aperto il calle.
Da Sacele a Satenare
per sentieri altri passare,
15fuor dei suoi, giammai non lice:
oh, Romen tristo e infelice,
come il granchio, va a sghimbescio!
Il raccolto va a rovescio;
nè l’autunno vien per lui,
20nè l’estate vien per lui:
nella patria egli è straniere!
L’inimico a schiere a schiere
vien da Torre a Dorochoi
e si pianta in mezzo a noi.
25Com’ei vien per ferrovia,
gli uccelletti volan via;
del cristian resta vicino
l’uscio l’ombra dello spino!
Ahi, la terra scopre il seno!
30Cade il bosco (del romeno
gran fratello) della scure
sotto i colpi, e le sue pure
polle d’acqua va seccando,
miserando in miserando
35tenitoro. Chi gli estrani
invitò, mangingli i cani
l’atro cuor, gli porti via
figli e ben la carestia,
40e la rea sterilità.
O Stefano, Maëstà,
orsù a Putna la tua vita
non passar; l’Archimandrita
s’abbia in cura l’Abbazia;
lascia i santi alla balìa
45de’suoi frati: giorno e notte
suonin essi ininterrotte
le campane finché piaccia
al Signore che tu faccia
grande e libera tua gente.
50 Dalla tomba, orsù, repente
balza fuori, e suona il corno:
si raccolga a te d’intorno
la Moldavia. A due riprese
se lo intoni, alle difese
55tutti i boschi accorreranno;
e i nemici periranno
da una terra all’altra terra;
se tre volte si disserra
del tuo corno il grande suono:
65 cani e forche in ansia sono.