Poesie (Carrer)/Odi/Odi varie/Per un predicatore
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PER UN PREDICATORE.
Lingua... magna exaltat. Iacob. ap., Epist., III, 5. |
Qual v’ha sì forte freno
Cui l’uom viva soggetto?
D’error la mente pieno,
Di cupidigia il petto,
Vario, superbo, stolto,
6Sempre al suo peggio è volto.
Io crederò che v’abbia
Argine contro all’onda,
Quando si leva in rabbia
E fa tremar la sponda;
Da fiamma al tetto appresa
12Credo vi sia difesa;
A turbo procelloso,
Che fiero urta e devasta,
Quercino tronco annoso
Indomito contrasta;
Notturni fochi e grida
18Frenan belva omicida:
Ma d’uom chi arresta l’ira
Allor che al sangue agogna?
Di mente, che delira,
Chi le follie rampogna?
Chi l’arroganza prostra,
24Allor che più si mostra?
Il giovane bollente,
Ignaro di perigli,
Chi a svolger è potente
Da’ ciechi suoi consigli?
Chi fa l’avaro sordo
30All’appetito ingordo?
Chi l’umiltade apprende
Al fasto e alla bellezza?
Chi mansueta rende
La forza e la baldezza?
Dal laccio che l’implica
36Chi scioglie alma impudica?
Della varia parola
Volubile ministra,
Lingua, se’ tu, tu sola,
Or prospera, or sinistra,
Che negli umani petti
42Pensier cangi ed affetti.
Lingua! mirabil dono!
È dunque un guizzo lieve,
Un fuggitivo suono,
Onde norma riceve
La mente, pigra al vero
48Dopo l’error primiero?
Così a destriero invitto
Un tenue fren da legge,
Nave che fa tragitto
Picciol timon corregge,
Sottil ferro disvia
54Folgor che i cieli apria.
Ma deh! varia virtute,
O lingua, da te move:
Sgorga da te salute,
E morte da te piove;
Tu con opposti ufficî
60Impréchi e benedici.
In bocca di profeta
Inni all’Eterno canti,
A libero poeta
Tempri i lascivi canti,
Quale a pregar li snoda,
66Qual a far onta o froda.
Ma che vo guai membrando,
Onde la lingua è fonte.
Celeste messo, quando
Meglio dovrei far conte
Quant’alme, la via torta
72Fuggendo, ebberti a scorta?
La lingua che in tua bocca
Potente i terror santi
E le minacce scocca
Sul sonno degli erranti.
Prima che all’ore estreme,
78Si rompa senza speme,
Segue i vetusti esempi
De’ parlator divini.
Quando tonar sugli emp!
Funesti vaticini.
Torri arse, rotti usberghi,
84E fuggitivi terghi;
Poscia cangiando stile,
Fatta al giusto benigna,
Narra il ricompro ovile,
La preservata vigna,
E dell’eterna stanza
90La pace e l’esultanza.
O Brembo, un nuovo alloro
Frondeggi alle tue rive.
Dell’uom che in versi onoro,
Tesser al crin votive
Ghirlande io vo’ ma serto
96Qual v’ha pari al suo merto?
D’allor superbe fronde
Son fregio a crin profano;
Cresciuta alle beli’ onde
Del palestin Giordano,
A me la palma eletta.
102Sol questa a lui s’aspetta.
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