Poesie (Campanella, 1915)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/19. Alla morte di Cristo

19. Alla morte di Cristo

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Alla morte di Cristo

Morte, stipendio della colpa antica,
dell’invidia figliuola, e del niente
tributaria, e consorte del serpente,
superbissima bestia ed impudica;
credi aver fatta l’ultima fatica,
sottoposto al tuo regno tutto l’ente,
contra l’Omnipotente, omnipotente?
Falsa ragion di Stato ti nutrica.

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Per servirsi di te scende all’abisso,
non per servir a te: tu l’armi e ’l campo
scegli, e schernita se’ da un crocifisso.
S’e’ vive, perdi; e s’e’ muore, esce un lampo
di deitá dal corpo per te scisso,
che le tenebre tue non han piú scampo.

San Paolo disse: «Stipendium peccati mors». La Sapienza: «Invidia diaboli mors introivit». Che sia figlia del niente, è dichiarato in Metafisica.

Come Cristo vinse la morte morendo, è noto tra’ teologi, ed io non dichiaro qui se non i sensi occulti e propri dell’autore.