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28 | scelta di poesie filosofiche |
Per servirsi di te scende all’abisso,
non per servir a te: tu l’armi e ’l campo
scegli, e schernita se’ da un crocifisso.
S’e’ vive, perdi; e s’e’ muore, esce un lampo
di deitá dal corpo per te scisso,
che le tenebre tue non han piú scampo.
San Paolo disse: «Stipendium peccati mors». La Sapienza: «Invidia diaboli mors introivit». Che sia figlia del niente, è dichiarato in Metafisica.
Come Cristo vinse la morte morendo, è noto tra’ teologi, ed io non dichiaro qui se non i sensi occulti e propri dell’autore.
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Nel sepolcro di Cristo Dio nostro a’ miscredenti
O tu, ch’ami la parte piú che ’l tutto,
e piú te stesso che la spezie umana,
che i buon persegui con prudenza vana,
perché al tuo stato rio rendon mal frutto,
ecco li scribi e farisei del tutto
disfatti, ed ogni setta empia e profana,
dall’Ottimo, che i buoni transumana,
mentre in sepolcro a lor pare distrutto.
Pensiti aver tu solo provvidenza,
e ’l ciel, la terra e l’altre cose belle,
le qual disprezzi tu, starsene senza?
Sciocco, donde se’ nato tu? — Da quelle. —
Dunque ci è Senno e Dio. Muta sentenza:
mal si contrasta a chi guida le stelle.
Questo sonetto è chiaro e pio e sagacissimo, atto a persuadere tutti quelli, che vivono per ragion di Stato umana e prudenza carnale macchiavellescamente, a riconoscere la vera vita; e che pur in questo mondo è meglio patir male che farne; e che in sé, o ne’ posteri, subito il malfattore va in rovina per voler di Quello chi regge il mondo ed è sconosciuto da’ rettori mondani.