Poemi italici/Paulo Vcello/IX
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CAP. IX.
Come il santo gli mostrò che gli uccelli che Paulo aveva dipinti, erano veri e vivi anch’essi, e suoi sol essi.
E lontanando si gettava avanti,
a mo’ di pio seminator, le brice
3cadute al vostro desco, angeli santi.
Paulo guardava, timido, in tralice.
Le miche egli attingeva dallo scollo
6del cappuccio, e spargea per la pendice.
Ecco avveniva un murmure, uno sgrollo
di foglie, come a un soffio di libeccio.
9Scattò il colombo mollemente il collo.
Si levava un sommesso cicaleccio,
fin che sonò la dolce voce mesta
12delle fedeli tortole del Greccio.
Dal campo, dal verzier, dalla foresta
scesero a lui gli uccelli, ai piedi, ai fianchi,
15in grembo, sulle braccia, sulla testa.
Vennero a lui le quaglie coi lor branchi
di piccolini, a lui vennero a schiera
18sull’acque azzurre i grandi cigni bianchi.
E sminuiva, e già di lui non c’era,
sui monti, che cinque stelline d’oro.
21E, come bruscinar di primavera,
rimase un trito becchettìo sonoro.