Poema paradisiaco/Hortulus Animae/Suspiria de profundis

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Hortulus Animae - Un verso Epilogo
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SVSPIRIA DE PROFVNDIS.

I.

Chi finalmente a l’origliere il sonno
può ricondurmi? Chi mi dà riposo?
Voi, care mani, voi che ne la morte
mi chiuderete gli occhi senza luce
5(io non vedrò quel gesto ultimo, o Dio!),
voi non potete, voi, farmi dormire?


Oh dolce, ne la notte alta, dormire!
Oh dolce, nel profondo letto, il sonno!
Che mai feci, che mai feci, mio Dio?
10Perchè mi neghi tu questo riposo
ch’io ti chieggo? Rinuncio, ecco, a la luce.
Ben, io sia cieco. Io m’offro, ecco, a la morte.

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Venga e mi prenda la gelata morte
ne le sue braccia. Io m’offro a lei. Dormire
15ne le sue braccia, non veder più luce,
chiuder per sempre gli occhi aridi al sonno!
Ah perchè, dunque, tu questo riposo
vorrai negarmi? Che mai feci, o Dio?


— In vano, in vano! È il tuo, misero, un dio
20terribile. Tu chiami in van la morte.
Tu non morrai; tu non avrai riposo;
tu non potrai, tu non potrai dormire.
È morto il sonno, il lene amico, il sonno!
Tu non morrai. Per te sempre la luce;


25per te, pur ne le tenebre, la luce;
sempre la luce. E il tuo, misero, un dio
terribile. - Me misero! Nè il sonno
mi chiuderà questi occhi, nè la morte...
Oh, non è vero. Fatemi dormire,
30voi, care mani; datemi il riposo!

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Pallide mani, datemi il riposo;
premete le mie pàlpebre! La luce
è come un dardo. Oh fatemi dormire,
pallide mani! Alzatevi al mio Dio
35congiunte, e voi pregatemi la morte
se troppo è dolce al mio peccato il sonno.


Non chiedo il sonno. Io sol chiedo il riposo
de la morte; non più veder la luce
orrida; eternamente, o Dio, dormire.

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II.

40Odi tu? Odi tu? Questo romore
sempre questo romore... Ascolta! Ascolta!
Forse dormi, sorella? - Dorme in pace.
E sogna. Alcun romore nel silenzio
del suo sangue non giunge. Il suo respiro
45è come un flutto languido, lontano.

Vanno i suoi muti sogni assai lontano.
La notte è immensa. Cade ogni romore.
E come un flutto placido il respiro
del bianco petto; eguale. Anima, ascolta.
50Ella, dormendo, genera il silenzio;
crea dal petto una lene onda di pace.

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Oh memoria! Piovea dal ciel la pace
ai lidi; l’acque ardean presso e lontano;
pendea la luna sul divin silenzio;
55faceano l’acque e gli alberi un romore
alterno, come di parole. — Ascolta! —
Vincea tutte le voci il suo respiro.


Movea per certo allora il suo respiro
i cerchi de le stelle in quella pace.
60Ora dorme, co’ sogni. Anima, ascolta!
È come un flutto languido, lontano....
Ahi me! Non odi tu? Questo romore,
sempre questo romore.... Ov’è il silenzio?


Oh desiderio mio lungo, oh silenzio
65agognato! L’incanto del respiro
è dunque rotto? E mai questo romore
non mi darà, non mi darà mai pace?
Nessuno mai mi porterà lontano,
in fondo a un mare, in un sepolcro? — Ascolta,

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70buona sorella: dèstati ed ascolta.
Non odi tu? — Non giunge nel silenzio
del suo sangue la voce mia. Lontano
me la traggono i sogni. Ed io respiro
quest’aria ov’ella beve la sua pace!
75Dunque è vero? È così? Questo romore


è supplizio a me solo? Anima, ascolta.
Fosse rombo di morte! Alto silenzio,
dopo ne la gelata ombra, lontano.

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III.

Guardavi gli occhi miei tu, l’altra notte
80ardere... Ho sete. Spengi tu la fiamma
che mi consuma; toglimi il dolore,
buona sorella; caccia questo male!
Ah, tu non puoi. Non guarirò già mai.
Apri. Ti prego: fa ch’io veda il cielo.


85Come rifulge, innanzi l’alba, il cielo!
Come, nel suo morir lento, la notte
palpita! Oh come palpita! Non mai
io vidi l’Orsa rendere tal fiamma.
Hanno gli astri pietà di questo male,
90alta pietà del grave uman dolore....

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Io gemo dal mio letto il mio dolore.
Vago de l’alba, ride umido il cielo.
Levo io la fronte angusta, arsa dal male.
Sente l’alba ed i veli ampi la notte
95agita pe’ suoi mille archi di fiamma.
O cielo, o notte, chi v’attinse mai?


Ah non io già v’udii risponder mai,
allor che su da l’anima in dolore
la preghiera sorgea come una fiamma!
100Pur, muta allora mi scendea dal cielo
una promessa; e ne l’immensa notte
pareami allora piccolo il mio male.


O sorella, ben altro è questo male.
Non guarirò, non guarirò più mai.
105Morissi al meno! Fosse al men la notte
ultima questa e l’ultimo dolore
questo al conspetto del soave cielo
e non m’ardesse più l’atroce fiamma!

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Ah tu non sai, ah tu non sai che fiamma!
110Perchè mi guardi tu? Guardi tu il male
divorarmi? Io ti veggo alta su’l cielo,
simile a un giglio. Io non ti vidi mai
così pallida, mai su’l mio dolore
così pallida. Un giglio ne la notte....



115Perchè mi guardi? Vedi tu la fiamma
crescer ne gli occhi miei? Vedi tu il male
cangiarsi in morte? — Oh sorridente cielo!