Pagina:D'Annunzio - L'orto e la prora.djvu/156

152 Suspiria de profundis



Io gemo dal mio letto il mio dolore.
Vago de l’alba, ride umido il cielo.
Levo io la fronte angusta, arsa dal male.
Sente l’alba ed i veli ampi la notte
95agita pe’ suoi mille archi di fiamma.
O cielo, o notte, chi v’attinse mai?


Ah non io già v’udii risponder mai,
allor che su da l’anima in dolore
la preghiera sorgea come una fiamma!
100Pur, muta allora mi scendea dal cielo
una promessa; e ne l’immensa notte
pareami allora piccolo il mio male.


O sorella, ben altro è questo male.
Non guarirò, non guarirò più mai.
105Morissi al meno! Fosse al men la notte
ultima questa e l’ultimo dolore
questo al conspetto del soave cielo
e non m’ardesse più l’atroce fiamma!