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di un grande luogo di ritrovo popolare e campestre; qualche cosa insomma che potesse assomigliare al Bois de Boulogne di Parigi, all'Hyde Park di Londra, e di cui in Italia non se ne ha che un saggio alle Cascine di Firenze ed alla Porta Orientale di Milano. Il Monte Pincio, il Gianicolo non soddisfano allo scopo di uscire all’aperto, di trattenervisi, di godere alle porte quasi di Roma le amenità e la libertà propria della campagna. Un tal genere di passeggio dovrebbe comprendere boschi, praterie, lunghi e spaziosi viali, casine, trattorie; giacere in pianura nella massima parte, in parte soltanto costeggiare la collina, ed offrire bella varietà di vista. Dovendolo costituire per la nostra città avrebbe a scegliersi la contrada esterna, alla quale il popolo già affluisce nei dì festivi e che mostra di prediligere. Posto così il concetto e il programma, il Presidente domandava alla Commissione, se la sua idea era appoggiata, se si credeva indispensabile designare nel piano una estensione di terreno, da espropiarsi e destinarsi al grande passeggio esterno; se accoglieva la proposta, che egli stesso faceva del luogo, indicandolo fuori la porta del Popolo, dal punto detto Papa Giulio alla pianura chiamata la villa Inghirami e i prati di Acqua Acetosa, tra la pendice settentrionale dei colli Parioli, la Flaminia e la sponda sinistra del Tevere. Egli faceva riflettere, che qualora fosse ammessa la necessità della sua proposta, bastava segnare nel piano regolatore i confini e la superficie del terreno da riservarsi allo scopo indicato, rimandando lo studio dei particolari, le piantagioni, l'apertura degli stradoni, le costruzioni campestri al tempo dell'esecuzione gra-