Pensieri e discorsi/Una festa italica/Introduzione
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alla bambina mantovana socia della “dante alighieri„ |
Io non ricordo il tuo nome. Ricordo che, dopo il discorso, mi aspettasti con altre persone, tra le quali la tua esile figurina spariva, e mi offristi un mazzolino di fiori. Seppi allora che tu non eri ricca, che eri figlia di buoni operai, e che ti eri ascritta da te alla Società Dante Alighieri, e che pagavi di tuo la quota annuale, e che la Società non aveva tra i suoi socii un capo più gentile e un cuore più ardente, un’anima più ebbra di sacrifizio e più invasa di amore, che la tua!
Non ricordo il tuo nome, o santa fanciulla, perchè... Perchè allora e poi io ti pensai e ti invocai e ti amai e ti adorai sotto un altro nome, sotto il tuo vero nome. Tu sei, nata dal lavoro e arrisa dall’ideale, piena di baldezza e leggiadria, d’ingenuità e fortezza, l’Italia! l’Italia vergine, l’Italia nuova, l’Italia che speriamo e in cui crediamo, che ci fu promessa, che è già per essere, che già è!
Io t’ho baciata sulla fronte pura e ardita, o giovine Italia!
Alla bandiera che oggi s’inaugura, spetta già la corona civica. Dell’italica compagnia che si assembra nel nome di Dante, sacra compagnia della vita, santa compagnia dell’avvenire, il vostro drappello, o gentili donne e cittadini di Mantova, quest’anno è il primo. Voi aveste prima la vittoria che la bandiera. Vuol dire che il segno nel quale vinceste, prima v’appariva nel cielo. Voi vedevate forse, oltre il verde del piano e il bianco dell’Alpi, un cerchio di foco, un vallo di ferro rosso; e avanti quelle mura vermiglie vedevate due grandi larve impedite nel lor fatale andare; e udivate quella che era innanzi, dire all’altra:
Non sbigottir, ch’io vincerò la prova!1
E sì: Virgilio ha vinto, e Dante passa. Passa di là del ferro, passa traverso il fuoco, passa a dispetto dei demoni, passa cavalcando i mostri, s’avvalla nella caligine, per risalire alla luce e alla beatitudine. Questo è il segno che vedeste e in cui vinceste.