Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/841

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[p. 215 modifica] quella nazione che la parla o scrive, e con tutti quegli stranieri che l’adoprano in qualunque modo e per qualunque motivo. Il letterato che l’ha appresa per istruirsi e per conoscere quella letteratura; il negoziante che l’ha appresa per usi di mercatura; quegli che l’ha appresa senza studio e per sola pratica o de’ nazionali, o de’ forestieri ec. ec., tutti sono appresso a poco nello stesso grado, ed hanno gli stessi vantaggi.

Questi effetti risultano dalla parità di linguaggio fra gli scrittori e la nazione, e risultano in maggiore [p. 216 modifica]o minor grado, in proporzione che la causa è maggiore o minore. In Francia è grandissima, e non solo la detta parità di linguaggio, ma anche la effettiva popolarità e nazionalità degli scrittori e della letteratura. In Italia oggidí (che nel trecento era tutto l’opposto) la lingua scritta degli scrittori, sebbene differisca dalla parlata molto meno che fra’ latini, tuttavia differisce, credo, piú che in qualunque altro paese culto, certamente Europeo.